Don Chisciotte della Mancia

Prefazione inedita a Don Chisciotte della Mancia di Miguel De Cervantes

Caro lettore, ho scritto questo romanzo, un poema cavalleresco in due volumi, per far luce, attraverso le avventure di due eroi, don Alonso Chisciano e il suo scudiero Panza, su un problema che purtroppo non è sentito nello stesso modo nei vari Paesi, non in tutti i Paesi del mondo viene affrontato e visto alla stessa maniera, quello del lasciare la mancia. Lo scopo del mio romanzo, caro lettore, è proprio quello di sottolineare l’inadeguatezza di chi si alza dal ristorante e non dà niente al cameriere, nemmeno un euro di mancia. Viviamo in un periodo storico di crisi, caratterizzato dal materialismo e dal tramonto degli ideali, e allora perché non ricominciare la nostra ricostruzione da semplici cose, da piccoli gesti altruistici? Ricominciamo dalla mancia. Con questo romanzo, caro il mio lettore, raccontandoti la storia del cavaliere errante Don Chisciotte che sente per primo la necessità di dedicare all’importanza della mancia le sue imprese, affronto il problema offrendoti una narrazione strabiliante, colma di fatti fantastici, eroici, ricca di miti. Niente più dubbi, niente più imbarazzo, inizia anche tu a lasciare la mancia! Il primo dei due volumi è dedicato alla storia della mancia, a partire dagli Stati Uniti dove è una consuetudine ineliminabile, all’Estremo Oriente in cui può quasi sembrare una beffa, per arrivare all’Italia dove pare sia molto in disuso. Sembra che in Italia solo un cliente su quattro ritenga giusto di dover lasciare la mancia al cameriere del ristorante o al facchino dell’albergo. È anche vero che in Italia le condizioni economiche della maggioranza delle persone non sembrano garantire molte spese extra, inoltre l’abitudine di dare la mancia è del tutto assente tra i giovani. Nel secondo volume affronto il problema nell’intento di sensibilizzare giovani e meno giovani, cerco di spiegare l’importanza non soltanto di lasciare sempre la mancia, ma di estendere la mancia dai settori classici, alberghiero e della ristorazione, a altri settori, per esempio al dentista o alla cassiera del supermercato. Attraverso il semplice atto del lasciare la mancia, che deve essere generosa ma non imbarazzante, circa un cinque-dieci per cento della spesa totale, comunque direi a discrezione del cliente, si crea più circolazione di denaro e si acquisiscono abitudini raffinate che ci elevano spiritualmente. In alcuni casi, quando il servizio è molto buono, si potrebbe estendere la mancia anche agli altri dipendenti del locale, al resto del personale, per esempio al sommelier, all’addetto ai servizi igienici, al guardarobiere, al parcheggiatore. Caro lettore, il sangue si eredita, ma l’abitudine di dare la mancia si acquista, e questa abitudine vale di per sé quel che il sangue non vale.

[Patrizia Barchi]

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