Un’altra volta ero fermo alle macchinette del caffè e mi sono messo a sentire cosa stava raccontando Severino Capuzzi al suo capo ufficio, siccome quando racconta qualcosa c’è sempre da prestare l’orecchio; e io appunto lo stavo prestando, l’orecchio.
Raccontava più o meno questo fatto: ieri notte, dopo una giornata intera che passo a imbiancare le pareti di casa mia, mi preparo per mettermi a letto. Stavo indossando i pantaloni del pigiama quando non ti sento un rumore provenire dal salone. Un rumore che da un lato assomiglia a un colpo secco, come di un colpo sferrato alla finestra, e dall’altro assomiglia a un cane caduto dall’altezza di circa 2 metri. Mi prende un accidente e vado a controllare. Vado allora in direzione del salone, attraversando il corridoio con il braccio alzato casomai l’avessi dovuto usare come arma contundente. Quando arrivo sulla soglia della porta del salone ci butto un occhio, alla svelta, rotolandomi a terra come fanno nei film, e la prima cosa che mi salta all’occhio, indovina un po’, è proprio la porta finestra aperta. A quel punto mi cago quasi addosso dalla paura, perché mi chiedo: vuoi vedere che qui è entrato davvero qualcheduno e mi tocca sbrigarmela? Ma poi penso subito alla seconda cosa che mi è saltata all’occhio mentre mi rotolavo, cioè ripenso al mio cane a terra dolorante a una zampa che si lagna emettendo un fischio fastidioso. C’ho messo un po’ a capire cosa diavolo fosse successo e mi sono tranquillizzato soltanto quando ho fatto 2+2, cioè quando mi sono ricordato d’aver lasciato di proposito la porta finestra aperta per far circolare l’aria e così asciugare l’ultima mano di pittura che avevo dato sul soffitto, e quando mi sono ricordato d’aver poggiato di proposito quel cacasotto del mio cane sulla scala che mi è servita per tinteggiare. Perché? Be’, tanto per fargli dispetto e rendergli la vita un po’ più eccitante visto com’è che vive la sua esistenza canina nel terrore più totale. Per la paura, ne sono sicuro, quel cretino del mio cane è rimasto imbambolato lassù sulla scala senza sapere cosa fare finché poi una corrente d’aria ha fatto sbattere la porta finestra e lui per lo spavento s’è lanciato dalla scala facendo quel rumore caratteristico di un cane che cade da circa due metri. A quel punto il ragionamento mi è tornato e sono andato in camera da letto a dormire.
Poi Severino allontanandosi l’ho sentito che ha continuato dicendo che lui il suo cane lo odia perché glielo avevano venduto di razza a suon di quattrini nonostante si vede lontano un chilometro che è solo un bastardo maledetto senza arte né parte, col suo pelo ispido e le proporzioni del corpo completamente sballate; e ha aggiunto che lui uno di questi giorni va a finire che lo lancia dalla finestra, per sentire che rumore fa. Come dicevo, a Severino Capuzzi, non ci si pente mai di ascoltarlo
[Francesco Marsibilio]