Paura di volare

Prefazione inedita a Paura di volare di Erica Jong

Se siamo ancora qui a parlare di donne e volo, è perché una millenaria cultura patriarcale ha tagliato fuori le donne da ogni possibilità di staccarsi da terra. Già il mito greco faceva volare Icaro, un maschio, su progetto di Dedalo, altro maschio; e ci si permetta di sottolineare che questo primo volo ebbe una percentuale di fallimenti del 50%, cosa che la dice lunga sulla pretesa superiorità virile.
Fin dalla preistoria i ruoli erano nettamente divisi: le femmine in caverna, ad accudire la prole, a preparare il vitto; i maschi nelle savane, a cacciare e a sperimentare il volo. La supposta inferiorità delle donne in campo aeronautico deriva tutta da questo retaggio.
Oggi le donne lavorano fuori casa, leggono, scrivono, creano arte, praticano il sesso in tutte le sue forme; ma c’è ancora un tabù che le tiene drammaticamente incollate a terra, una fobia – inculcata dalla cultura maschile – che le paralizza: le donne hanno paura di volare. Intendiamoci, come passeggeri le donne volano, eccome; ma questa necessità di affidarsi pur sempre ad un pilota maschio è una limitazione che si crederebbe limitata soltanto a Paesi come l’Arabia Saudita.
Gli uomini, loro sì pilotano aerei ad elica e a reazione, conducono elicotteri, alianti, si gettano col parapendio da montagne scoscese: c’è chi dice che la conformazione del loro sesso, dalla punta protesa a tagliare l’aria, li inviti “naturalmente” al volo; mentre il sesso femminile invece di fendere l’aria la accoglie, con azione frenante, mortificante. Queste fantasie medioevali vanno lasciate alla psicoanalisi classica, col suo sorpassato mito del pene come simbolo balistico; è tempo ormai che la donna, libera dall’invidia della carlinga, impari a volare, si getti sprezzante del pericolo nell’inebriante sensazione del tuffo nel vuoto. Solo allora si sentirà completa, realizzata come persona. Da sola o col proprio partner, in coppia o in gruppo, nell’intimità della propria stanza o nella natura selvaggia, la donna, liberata dalle proprie repressioni aerodinamiche, protesa coi propri seni – queste magnifiche ogive – verso il cielo, s’innalzerà gloriosamente indicando la strada alle generazioni successive. Questo dev’essere il prossimo obiettivo del movimento femminista.

Erica Jong

[Stefano Tonietto]

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