Auto(analisi) da fa’

“Brecht aveva subito capito quanto io fossi ingenuo, e poiché i miei ‘nobili sentimenti’, com’è facile immaginare, gli davano ai nervi, cercava di scandalizzarmi con battute ciniche su se stesso. Immancabilmente, ogni volta che lo vedevo, diceva su di sé qualche cosa che mi lasciava sconvolto”
[Elias Canetti, 1973,
nel saggio
“Il mio primo libro: auto da fé”]

Cosa vuol dire che mi pensi ancora?
Ora che non son più presente,
Ora che sono morto, per te,
Oppure sono morto veramente?
Io, questo io generico.
Io, questo io contingente.
Forse che nelle mie parole
Trovavi un po’ di universale
Con cui capire il tuo presente?
Non era affatto mio.
L’ho appreso da una lapide a Berlino
O da quella del pensator potente.
E un po’ anche dai tuoi occhi
Quando scansano le voci della gente.

[Trieste, 9 giugno 2017]

Claudio Cozza

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