L’altro giorno, era un sabato di fine settembre, me ne vado verso un promontorio che mi faccio a piedi tutti i sabati, un percorso di una decina di chilometri da fare in un paio di ore. Prendo la macchina e mi viene in mente che potrei fermarmi a una pescheria che mi ha segnalato un mio amico biologo marino d’avanguardia, un posto così nascosto dietro un canale, tra le frasche, che secondo lui lo conosciamo solo in sei o sette. La cosa bella di questa peschiera è che vende solo orate e spigole, che però non sono né di allevamento né di mare. Sono pesci che stanno in mare, quindi mangiano cibo di mare, ma sono per così dire in libertà vigilata. Quindi costano meno ma sono buoni come quelle di mare.
Arrivo alla pescheria verso le dieci, entro dentro, la pescheria è come me la ricordavo, c’è un bancone bello pulito, è così pulito perché non c’è nulla, nessun pesce, e anche il resto, i pavimenti, le finestre e gli scaffali, sono puliti come uno non si aspetta in una pescheria. Quando entro in un posto così mi viene sempre in mente quel racconto di Hemingway intitolato Un posto pulito e illuminato bene in cui un vecchio avventore se ne stava seduto in questo bar di sera, e nel bar non c’è più nessuno , e un barista anziano spiega all’altro barista più giovane, che aveva mandato via il vecchio per chiudere, che quel vecchio stava li perché era un posto pulito e illuminato bene. E conclude dicendo che tutto era nulla, nada dice Hemingway. Mi viene anche in mente quel quadro di Hopper con un paio di avventori al banco di un bar deserto, però pulito e illuminato bene.
Ora, questa era una pescheria e per giunta di mattina, non un bar di notte all’ora di chiusura. Però la sensazione che mi è arrivata è la stessa sensazione del nulla, però pulito e illuminato bene. Chiedo se hanno delle orate. Al banco ci sono due signore, una bassa e una alta, e quella alta mi dice, no niente orate, e poi si rivolge all’altra, da quant’è che non abbiamo orate? E l’altra, da aprile, è da aprile che non abbiamo orate. Sono troppo piccole. È da aprile che sono troppo piccole. Però abbiamo quattro spigole. Me ne dia due, dico. Una delle due signore va nel retro a prendermi le spigole e me le porta a far vedere. Vanno bene, le dico, e aggiungo, mi potrebbe anche mettere del ghiaccio? Sa, adesso vado a farmi un giro di un paio d’ore, e loro resteranno in macchina. È vero, dice la signora più bassa, oggi fa caldo, ma potrebbe anche piovere, aggiunge, danno il quaranta per cento di probabilità di pioggia. Però il ghiaccio non ce l’abbiamo. Mentre pago, l’altra signora mi viene incontro con un sacchetto di plastica mezzo pieno, Ecco mi dice, ho trovato del ghiaccio per i suoi pesci, solo un pochino, ma almeno non li ritroverà cotti in macchina. Ringrazio, saluto e me ne vado. Loro rimarranno alla pescheria fino all’ora di chiusura, un altro paio d’ore, per vendere due spigole. Nel frattempo immagino che puliranno il bancone ancora un po’, e controlleranno le previsioni del tempo.
Ce ne sono di posti così in giro, bar come quello di Hemingway, e anche pescherie, negozi, tabacchini. Posti puliti per bene, dove però non succede granché, dove c’è poco da fare, e tutto sembra ricordarci il nulla che siamo. Si potrebbe anche vederli come delle vere e proprie installazioni artistiche, parte di un movimento che potremmo chiamare Nadaismo. Forse però si confonderebbe con Dadaismo, e poi esistono già movimenti e filosofie simili come il Nullismo, e il Nihilismo. Ad ogni modo, nella pescheria, non è che non ci fosse nulla, quando sono arrivato c’erano quattro spigole, io ne ho comprate due, ne sono rimaste comunque due. Sarebbe meglio quindi porre l’accento sull’ambientazione, io il movimento lo chiamerei Un posto pulito e illuminato ben-ismo.
[Paolo Pergola]