Prefazione inedita a Madame Bovary di Gustave Flaubert
Madame Bovary c’est moi. L’ho fatta. Avranno un bel daffare tutti i bacchettoni quando questo libro che ora licenzio uscirà sulle bancarelle dei librai di tutta la Francia. Prevedo già le denunce che pioveranno a raffica sul tipografo, sull’editore, sull’autore, già sull’autore, e sulla sorella dell’autore e sui figli della sorella dell’autore e… Prevedo lo scandalo di questo mio libro e la reazione orripilata (baciapile!) di una società che riconosciutasi nella mia pagina la schiferà e vorrà bruciarla, per il solo motivo che tiene in orrore se medesima. Suvvia, borghesucci! Che ci sarà mai di così osé in questa mia Madame Bovary? Solo perché compare qualche amante (chi non ne ha), o qualche amante di amante?
Sappiate che scrivere questo romanzo mi è costato sudore, sudore della specie più rara: il sudore dell’immedesimazione. Madame Bovary c’est moi. E ci si scandalizzerà perché compare, mettiamo, un po’ troppa lingerie. Ma non sapete che è un artificio letterario? Non sapete che l’autore, prima di parlarne per iscritto, l’ha fatta sua, l’ha saggiata, questa lingerie, con le sue proprie mani, che dico, l’ha calzata lui stesso con arte sopraffina? Già! A Rouen c’è un venditore di pizzi e merletti: ogni martedì me ne vende mezzo chilo. Mi fa buoni sconti. È solo con questi merletti addosso, davanti a uno specchio, che ho potuto forgiare la psicologia di questa Madame. Solo così sono potuto entrare nei suoi moti interiori. Travestitismo lo chiamano! È letteratura invece. I vicini spioni non capiscono, fanno i voyeur, non sanno che stanno assistendo a un atto creativo, e chiamano i gendarmi. Glielo spiego io ai gendarmi che questa è la genesi di un’opera immortale. Ma niente non capiscono. Ma lo capiranno quando leggeranno queste righe, i signori gendarmi, lo capiranno che tutto nasce da uno specchio e una guêpière, e che, lo ripeto, Madame Bovary c’est moi?
Gustave Flaubert