Introduzione a À la recherche du temps perdu
Mi rivolgo direttamente a voi lettori che leggerete le mie tremila pagine sul tema del tempo perduto. Prendetevi tutto il tempo che volete. Molto tempo da voi perduto sarà così ritrovato. Pensateci: chi di voi non perde almeno un po’ di tempo ogni giorno? Poteva esserci un tema più adatto per l’epoca che viviamo? Il tempo scorre veloce – direte – ma nonostante ciò tutti voi riuscite a perderne un po’ ogni giorno: in fila per entrare all’ippodromo, bighellonando per strada, al mercato, dal medico oppure in casa. Nelle tremila pagine del mio romanzo ritroverete il tempo che avete perduto, semplicemente perché imparerete a non perderlo o, se lo perderete, ciò accadrà al fine di ritrovarlo subito. Ma – vi chiederete – come si fa a perderlo al fine di ritrovarlo? Semplice, vi rispondo. Si tratta di uno stratagemma noto col nome di paradosso. Si tratta di un paradosso perché, in quanto tale, viola una legge fondamentale della natura: perdere tempo non perdendolo bensì ritrovandolo. In altre parole, la causa non precederebbe l’effetto, ma l’effetto la causa. Facile cogliere come queste pagine rivestano un’enorme importanza non solo letteraria ma anche scientifica per il mondo intero dato che, se si verificasse la seconda ipotesi (l’effetto che precede la causa), il mondo intero cadrebbe nel caos, e potremmo addirittura arrivare a viaggiare nel tempo. D’altra parte, gentili lettori, il tempo scorre come un fiume, e tutti noi veniamo trasportati dalla sua corrente. Il concetto basilare è che la velocità del fiume non è la stessa in ogni punto e proprio in questi punti di velocità diverse, proprio in queste anse, in questi meandri, riusciremo a ritrovare il tempo perduto. Insomma, sarà un po’ come risalire a tratti la corrente.
Miei pazienti lettori, nelle tremila pagine che seguono, imparerete dunque a sfruttare questo principio di inversione tra causa e effetto nei momenti di perdita assoluta di tempo, e vi accorgerete che sarà facile muoversi attraverso i vostri tempi perduti e ritrovati. Certo, voi lettori mi chiederete come si fa a viaggiare nel tempo. E io vi rispondo che sarà facile, se lo vorrete. Il modo più semplice sarebbe quello di realizzare una cosmonave e lanciarla nello spazio. Una cosmonave dotata di potenti propulsori e sufficiente quantità di gas sarebbe in grado, dopo circa quattro mesi, di recuperare il 90% del tempo perduto e, dopo altri quattro, il restante 10%.
E tutto questo l’ho detto in quattrocentoquattordici parole, esattamente quelle che riuscirò a collocare in una frase senza punti.
Marcel Proust