Quando sul lago Khagiin Khar arrivano altri campeggiatori l’incanto si rompe. Odio la loro idea di vacanza, odio il rumore che fanno, odio la musica che ascoltano. Hanno dei Quad per spostarsi e generatori per l’energia elettrica. C’è perfino un elicottero che li rifornisce di vino, frutta, verdura…
Ugahna, la nostra guida, viene a sapere da alcuni allevatori di passaggio che l’intera brigata attende l’arrivo di Dolgorsuren Dagvadorj, in arte Asashoryu, il “drago blu del mattino”, cioè uno dei lottatori di sumo più importanti della Mongolia.
Nonostante si tratti di una disciplina tipicamente giapponese, i mongoli sono fortissimi proprio nel sumo. E quello che deve arrivare, il “drago blu del mattino”, pare sia stato imbattibile. Ora si è ritirato ma resta un personaggio famosissimo.
Quando sono stato in Giappone ho scoperto che i lottatori di sumo sono considerati della semi-divinità. Il modo in cui si preparano allo scontro ha un che di ancestrale. I movimenti e le parole pronunciate fanno parte di un rito propiziatorio che permette un contatto diretto con l’iperuranio, se così si può dire.
Ora io non so se sia vero, né se la cosa valga anche per i Mongoli, però la fanfara un po’ cafona che precede l’arrivo di questo imbattibile campione di sumo è assai simile all’esibizionismo smargiasso di certi nostri calciatori. Cos’altro pensare di uno che si fa portare sul lago Khagiin Khar in elicottero?
«Pensa» dice Ugahna, «che un cavallo non riuscirebbe a sostenere il suo peso per tutto il tempo necessario a portarlo fin quassù».
