Dicendomi queste parole, io lo pregavo che mi lasciassi disegniare tante ore del giorno, e tutto il resto io mi metterei a sonare, solo per contentarlo. “Addunche tu non hai piacere di sonare?” Al quale io dicevo che no, perché mi pareva arte troppa vile a quello che io avevo in animo. Il mio buon padre, disperato di tal cosa, mi mise a bottega col padre del cavalieri Bandinello, il quale si domandava Michelagniolo, orefice da Pinzi di Monte, ed era molto valente in tale arte: non aveva lume di nissuna casata, ma era figliuolo di carbonaio: questo non è da biasimare il Bandinello, il quale ha dato principio alla casa sua, se da buona causa la fussi venuta. Quali la sia, non mi occorre dir nulla di lui. Stato che io fui là alquanti giorni, mio padre mi levò dal ditto Michelagniolo, come quello che non poteva vivere senza vedermi di continuo. Così malcontento mi stetti a sonare insino all’età de’ quindici anni.
[Benvenuto Cellini, Vita, Biblioteca Universale Rizzoli, 1995]