Libri d’uggia

Non so d’altri ma per me i libri più melanconici che mi conosco sono i fascicoli di Giurisprudenza e i trattati di diritto… libri d’uggia!
Quando li guardo allineati in bell’ordine sugli scaffali, penso alla mia morte e alla liquidazione del mio studio: “Ecco – mi dico – le sedie sgangherate, la poltrona di cuoio, per quanto vecchia, qualcuno se la prenderà e così pure le macchine da scrivere che hanno vent’anni, ma quei libri lì non ci sarà un cane che li vorrà!”
Un mio carissimo amico che era avvocato prima della guerra e oggi s’è fatto pittore quando partì nel ’15 per il fronte lasciò lo studio alla mercè di Dio come don Abbondio la sua casa all’arrivo dei Lanzichenecchi. Durante la sua assenza tutto gli rubarono, tutto… dai tappeti persiani alla raccolta degli scrittori d’Italia! Però tornando nel ’20
congedà, congedà
col sacchett a la man

che cosa vide? Su un unico palchetto della sua grande libreria c’eran lì ad aspettarlo i Monitori del Tribunale, la Giurisprudenza Italiana, il Mattirolo, il Mortara, il Vivante… c’eran tutti i suoi libri di legge, non uno mancava, neanche i ladri li avevano voluti!
Con tutto questo – che volete? – ogni anno, in gennaio, li raccolgo, li rilego e li metto lì. E’ un processo d’imbalsamazione.

[Delio Tessa, Il legatore di libri, in La bella Milano, Quodlibet 2013]