Ma è l’astuzia dell’abbandono quello che mi ispira fin qui l’osservazione di un fiume come questo, in termini umani si potrebbe parlare di fiducia. Una fiducia che man mano che lascia andare s’accorge che si può fare, non succede niente, siamo comunque in balìa di cambiamenti e avvenimenti, e se proprio come umano uno è portato a sfruttare quello che gli si para davanti gli conviene non far resistenza, collaborare, sviluppare tecniche di adattamento a quanto c’è di meglio. E questo poi restituisce una forza autentica, non di quelle palestrate, mentre la fluidità scarsa oltre che inutile porta a malattie e disgrazie.
E’ con quella forza che il fiume se ne va mentre il sasso si consuma. La corrente della natura, cioè come vanno le cose al mondo, è bene rappresentata da un fiume, lui seguendo la linea di minor resistenza riesce a compiere curve eleganti, e con un atteggiamento così si tira fuori da tutte le secche.
[Paolo Morelli, Racconto del fiume Sangro, Quodlibet 2013]