Tutti i paesi di rasa pianura, il Belgio, l’Olanda, o di troppo elevate montagne, come la Svizzera e la Savoia, difettano di uomini grandi, ma più ancora poi ne scarseggiano i paesi paludosi e maremmani.
Urbino, Pesaro, Forlì, Como, Parma, hanno dato uomini di genio di maggior numero e fama che non Pisa, Padova e Pavia, le tre prime e più antiche città universitarie d’Italia; e basti citare Raffaello, Bramante, Rossini, Morgagni, Spallanzani, Muratori, Falloppio, Volta, Plinio.
Ma per venire ad esempi un po’ più dettagliati, noi vediamo Firenze, la città mite di temperatura, ma colligiana per eccellenza, aver fornito all’Italia la più splendida coorte de’ suoi grandi, e basti citate [sic] Dante, Giotto, Machiavelli, Lulli, Leonardo, Brunellesco, Guicciardini, Cellini, Beato Angelico, Andrea del Sarto, Nicolini, Capponi.
Invece Pisa, che è in condizioni scientifiche per lo meno sì favorevoli come Firenze, essendo sede di una fiorente università, non offerse (eccezione fatta di qualche guerriero e politico e non in sì gran numero e vaglia come a Firenze, e prova ne sia la sua caduta malgrado i potenti alleati), Pisa dico, non offerse di uomini grandi che Nicola Pisano, Giunta e quel Galileo che ben nacque a Pisa, ma da parenti fiorentini.
[Cesare Lombroso, Genio e follia, Hoepli 1877]