Se nel porgere da bere a un amico, la tazza ti sfuegge e colpisce un cane che s’avventa e ti morde i polpacci; se mentre stai per lanciare un guanto di sfida, t’avvedi di non aver mai posseduto guanti, e lanci invece una ciabatta smessa; se al colmo della disperazione vorresti chiudere gli occhi e gettarti dalla finestra, e invece chiudi la finestra e ti getti a dormire sul letto; se, insomma tutto ciò che fai ti torna a rovescio, o viene frainteso, quasi di certo sei nato per essere scrittore. Corri, senza indugio, dal cartolaio, compra una risma di carta, chiuditi in soffitta e affrettati a rivelare al mondo i tuoi divini pensamenti. Le nottole tessono sul tuo capo strani voli a sghembo, fuori ridono le stelle, o avvampa il sole, o infuria la procella, ma tu non odi, non vedi che i fantasmi creati dalla tua mente.
[Carlo Cetti, Il libro per gli scrittori, 1958 – in I mattoidi italiani di Paolo Albani, Quodlibet 2012]