Domenica ho guidato a 68 chilometri orari lungo la strada che porta da Massa Lombarda a Bologna e mentre guidavo ascoltavo su RadioTre un programma che si chiama La Grande Radio che era dedicato a Jack Kerouac per cui mi è venuto da pensare a Guccini quando, all’inizio dell’album concerto coi Nomadi, ricorda l’influenza che ebbe Jack Kerouac sulla sua generazione che – alla disperata ricerca di una direzione e ancor prima di un senso di marcia – sale sulla 1100 del babbo di Giuseppe e fa tutta una tirata da Piumazzo a Sant’Anna Pelago, che è un po’ come dire da Omaha a Tucson… per cui non importa dove si arriva, Sant’Anna Pelago va benissimo come andrebbe benissimo Massa Lombarda.
La Grande Radio poi è un programma fatto molto bene, un programma di riascolti, infatti in quella puntata lì su Jack Kerouac si riascolta Fernanda Pivano, che quando uno parla di Jack Kerouac non può prescindere da Fernanda Pivano e dalla sua intervista a Jack ubriaco, e poi si riascolta anche la voce di Baricco che legge una traduzione inedita fatta da Baricco di un pezzo di Jack Kerouac scelto da Baricco, e poi si riascolta anche la voce di Kerouac con sottofondo bop, Kerouac, che Allen Ginsberg, mi pare, definiva uno spontaneo prosodista bop e allora sapete com’è, questa trasmissione trasmette anche canzoni a tema, non solo jazz be bop, anche quelle canzoni un po’ rock un po’ folk che ti fanno immaginare fondali cinematografici e treni in corsa e ti danno un senso di libertà ed euforia che anche se fai il triste impiegato d’azienda ti sembra di poter emigrare in America (in tram) e poi lì scorrazzare in lungo e in largo e dopo fermarti un attimo e scrivere un libro bellissimo che parte così: Saltato su un treno merci che partiva da Los Angeles in pieno mezzogiorno d’una giornata di fine settembre del 1955 presi posto su un carro aperto e mi sdraiai col mio sacco a spalla sotto la testa a gambe accavallate e contemplai le nuvole mentre correvamo a nord verso Santa Barbara, perché quel ragazzo lì, sdraiato sul carro aperto di un treno merci, non inizia semplicemente un viaggio per spostarsi dal punto A al punto B e poi tornare al punto A e raccontare a tutti a proposito di quello che a visto e vissuto nel tratto che separa A da B, quel ragazzo lì sceglie il treno, salta sul treno, perché ha bisogno del movimento del treno per essere insieme a tutto quello che sta in mezzo fra A e B, come dice Robert Creeley in Thinking of Jack: A Preface, che forse è un concetto abbastanza complesso da capire ma insomma, è come andare in giro con una macchina fotografica un po’ per vincere la timidezza un po’ per rendere coerente il mondo e quindi, quel ragazzo lì, quello sdraiato, è uno che ha un compito di quelli che mettono i brividi, rendere coerente il mondo, ma anche uno che può farcela, con la sua letteratura… perché toccato dalla grazia, per esempio una volta che Robert Creeley viene arrestato Jack si preoccupa di dare qualche consiglio all’amico così, dopo la scarcerazione, gli dice Bob, sentimi bene, se quelli ti arrestano di nuovo tu devi dire immediatamente che sei uno scrittore e che, se vogliono, se non si fidano, possono controllare… basta che entrino in una biblioteca.
Capito? Perché lo scrittore è un vagabondo toccato dalla grazia.
E si dà il caso che la domenica precedente io abbia viaggiato su un treno, ma non un treno merci, ma non su un carro aperto, ma non sdraiato col sacco a spalla sotto la testa a gambe accavallate, ma non a contemplare le nuvole, ma non correndo a nord verso Santa Barbara. Era un Eurostar Trenitalia, uno di quelli che Dante De Angelis una volta, dopo che per esempio si era rotto il gancio che tiene uniti due gruppi di vagoni, che fra parentesi è un gancio d’acciaio e così, a intuito, non dovrebbe mica rompersi un gancio d’acciaio, e comunque una volta Dante De Angelis in un’intervista ha detto che gli Eurostar si rompono per problemi di manutenzione, di controlli sulla manutenzione e di usura e dopo aver detto così Trenitalia lo ha licenziato, che è già la seconda volta che lo licenzia, la prima volta lo ha licenziato nel 2006 perché Dante si è rifiutato di guidare un treno col famoso meccanismo del pedale “a uomo morto”, quello che devi pigiare ogni 55 secondi, comunque poi dopo si era arrivati ad una transazione ed il licenziamento era stato revocato, mentre questa volta qui niente transazione, Dante De Angelis ha dovuto impugnare il licenziamento per cui ieri mattina al Tribunale di Roma c’erano Dante De Angelis e c’era anche Trenitalia o Ferrovie Dello Stato non so come si chiami ora l’azienda dei treni, quella che c’ha come amministratore delegato Mauro Moretti (ex segretario nazionale della Cgil Trasporti, però se cerchi su wikipedia non c’è mica scritta questa cosa qui, della Cgil, c’è scritto che è stato quadro presso l’Officina Trazione Elettrica di Bologna ma non che è stato segretario nazionale della Cgil trasporti, per dire) che fra l’altro ad un certo punto è arrivato in tribunale, Moretti, e comunque Trenitalia si è presentata col suo stuolo di avvocati e Dante col suo stuolo di trenta ferrovieri.
Sapete com’è. Hanno vinto i trenta ferrovieri. E Dante De Angelis è stato reintegrato sul posto di lavoro in pieno mezzogiorno d’una giornata di fine ottobre del 2009.
Adesso, mi rendo conto, il collegamento pare un poco ardito, Jack e Dante, insomma, forse è davvero una roba che non sta in piedi ma il fatto è che la domenica in macchina, ascoltando RadioTre, riascoltando la voce di Jack, con tutte quelle canzoni, con tutta quella atmosfera di libertà, con tutti quei fondali cinematografici, anche un Eurostar Trenitalia che ti sfreccia di fianco mentre viaggi a 68 chilometri orari può farti pensare al treno merci che corre a nord verso Santa Barbara e dopo, se senti parlare di treni e di Dante De Angelis non puoi fare a meno di pensare al frenatore della Southern Pacific che viaggia sul fantasma di Mezzanotte che altri non è che un vagabondo del Dharma toccato dalla grazia che viaggia sulla Freccia Los Angeles – San Francisco.
Ma certo che comunque, ci vuol proprio un bel coraggio andare in biblioteca a controllare.