Si fa presto a dire Marx fuori dai cancelli, la lotta, le chitarre, l’occupazione, la cigs a zero ore, famiglie di operai licenziati dai padroni, drammi personali, drammi collettivi. Si fa presto? Dipende – a volte ci vogliono attimi per dire e anni per pensarci – e non dico quante generazioni ci vogliono poi per capire. Insomma, Mauro, adesso che ti sei letto il libro di Moscato (Cento… e uno anni di Fiat), che hai lavorato alla FIAT (e per di più a Torino, mica Pomigliano D’Arco o Val di Sangro), che ti interessi di politica sindacale e fai i resoconti delle assemblee operaie, adesso che conosci dal vivo la lotta di classe, che vuoi da me? Io conoscevo solo Moscato, Malabarba, Turigliatto… Quelli che allora c’erano, quelli che ne hanno scritto. La classe operaia io mica la conosco. Non sono mai entrato in una fabbrica. Conosco operai, sì, ma come clienti. La maggior parte sono di sinistra, votano a sinistra, votavano comunista. La maggior parte non sembra averci mai creduto alla rivoluzione, anche se, credo, molti di loro in qualche modo capiscono anche perchè Turigliatto ha votato in quel modo al senato. Anzi, molti di loro pensano anche, sotto sotto, che sì ha fatto bene, per la miseria, un ex operaio che alla fine gliele canta anche al Senato, anche con la giacchetta non si scorda della tuta – anche se – però il Partito, però se poi torna Berlusconi?
Insomma è di questo che volevi si parlasse? Allora cerco di dirlo con parole mie, non con quelle di una ipotetica classe operaia, la cui voce è mitica come quella del cigno.
C’è una sottile relazione che vi invito a cogliere tra i fatti di oggi e di tanti anni fa, quel voto di ieri e quelle reazioni di oggi e forse quel che succederà domani. Forse sottile lo è davvero troppo, ma io è come se ci stessi di fronte da sempre. La ragione senza la forza: è questa, credo, un’idea profonda che sta dietro a tanti atteggiamenti della sinistra, del radicalismo rivoluzionario. L’avere ragione anche non avendo la forza, anzi forse proprio perché non si ha la forza, poiché la forza opprime ed alla forza ci si ribella e se si avesse più forza della forza non ci sarebbe più bisogno di forza.
L’idea che le cose non devono per forza andare in un certo modo, che si può davvero cambiare e ci si riuscirebbe anche se il nemico non marciasse sempre alla nostra testa, se non ci fossero le incertezze, i tradimenti, l’asservimento alla borghesia, anzi meglio “l’introiezione di elementi ideologici della borghesia”. Gli operai hanno ragione, gli operai di tutto il mondo lo sanno qual è il loro interesse, gli operai vogliono la pace. Senza i padroni non ci sarebbero guerre, senza guerra i padroni di tutto il mondo non resisterebbero un giorno di più. Allora perché mai si dovrebbe capire la loro real politick, perché rassegnarsi all’idea (altrui) che se non è Prodi è Berlusconi, perché pensare che non si può fare “veramente” politica se non si vota per la guerra, per la politica estera di fedeltà atlantica, per l’invasione imperialista, per l’equidistanza tra israeliani e palestinesi? Perché mai (ora provoco io) si doveva pensare che era inevitabile la riduzione di personale, l’esternalizzazione, il trasferimento all’estero, perché pensare che fosse ineluttabile il gioco della concorrenza internazionale, il futuro sempre e immancabilmente proteso al maggior profitto, il futuro sempre, irrevocabilmente, capitalista?
Lo conoscevo Franco Turigliatto, anche se non pretendo di capirlo più di tanto, più di quelli che non lo conoscono. Però, siccome lo conosco, me lo aspettavo. Siccome conosco le sue idee che furono anche le mie, so che quello che ha fatto non solo è coerente ma è anche logico, corretto, meditato, voluto e persino forse giusto. Nella confusione dei post-qualcosa oggi penso che sia giusto anche se non lo condivido. Coincidet sermo cum vita è il solco oltre il quale le parole non hanno senso, c’è solo disonestà intellettuale, frode politica, pirateria sociale.
Non so davvero cosa avrei fatto al suo posto, so che ora sto al mio che non è il suo. Penso che quello che si può fare è stare da un lato o dall’altro o cercare infinite vie di mezzo, che esistono o, per lo meno, devono esistere. So però che quello che non si può fare è quello che fa Rifondazione Comunista, che in questo rifonda davvero il comunismo che non vorremmo più vedere, quello gretto delle burocrazie di partito e del sindacato, che aspettano i 40.000 per compiacere i padroni e fare la faccia triste con gli operai. Quel comunismo di quel segretario del partito comunista che appoggiò l’occupazione della FIAT col respiro che quasi gli inciampava nei denti, stringendo con il cuore, forse, mani commosse di operai, ma con la ragione da un’altra parte (quella della forza). A quei tempi ci bastava un sorriso per un abbraccio di un’ora. Tanti anni dopo un nuovo segretario di quello stesso ex partito confessava o proclamava (difficile dire con chi parlasse) che quel suo predecessore, dio l’abbia in gloria, lo fece “per forza” quel gesto di dire che il Partito avrebbe appoggiato l’occupazione, fu costretto (da quelli che non avevano la forza), fu frainteso.
Chi aveva la forza dopo un po’ ha anche ragione, sarà questa la verità. Ma perché mentire? Perché dire NO senza se e senza ma alla missione in Afghanistan, alla base di Vicenza, alla TAV, all’inceneritore di Acerra, alla camorra e alla corruzione e poi votare sempre a favore, senza se e senza ma, senza neanche una via di mezzo? Un gioco che viene da lontano, una storia di tradimenti generazionali, di dicotomie create, ingigantite, drammatizzate al punto da rendere irrespirabile l’aria per chiunque tenti di introdurre un ragionamento, inserire timidamente un “se” balbettare un “ma”.
Mauro, tu ci sei stato nelle assemblee operaie, succede anche lì come all’università che ti accusano di essere un infiltrato della CIA se dici che alla fin fine Milosevic era veramente un tiranno?
Si deve stare attenti a ciarlare di altromondo pensando che in realtà l’orizzonte della politica è il mondo di ieri. A parlare di antipolitica sedendo alla terza carica dello Stato con i voti dei “ragazzini” che credono all’alternativa di società, ai social forum, alla disobbedienza e a cui nessuno spiega perché il TFR deve cambiare gestore, si deve stare attenti.
Io non sopporto questo: trattare come ragazzini migliaia di persone, operai, studenti, gente che lavora davvero che vive davvero in questo unico mondo, che ha l’unica colpa di voler vivere meglio e di volerci credere. Trattarli come bimbi e lasciarli sempre bimbi, illudendoli sulla loro forza, confondendo la loro ragione.
Allora io non sto (più) con Turigliatto ma dico “W Turigliatto”, viva chi porta la contraddizione fin davanti alla porta dei “grandi”, fin dentro il posto dove si dovrebbe “ragionare”. Credo che egli rappresenti una parte di quel “popolo di sinistra” che è certamente sotto rappresentato in parlamento (uno solo su quasi trecentocinquanta!) ma che è altrettanto certamente minoritario nel Paese.
E forse è meglio così. Forse oggi sto con quelli (e sono popolo anche loro e forse sono la maggioranza) che avrebbero votato a favore della relazione di D’Alema, ma per convinzione, non per vergogna, per il meno peggio o per un “valido compromesso”. Una convinzione non esaltante, forse ancora un po’ depressa e deprimente, ma in qualche modo matura, addirittura, mi si consenta, coraggiosa.
Una ragione “debole” che in barba alle idee forti ed alle idee dei forti preferisce valutare volta per volta gli infiniti labirinti dei se e dei ma piuttosto che trovarsi di fronte un giorno alla faccia storta e paternalistica di un segretario di partito comunista che ti dice che la “nostra comunità politica” ha deciso che bisogna “portare avanti l’esperienza di Prodi” e pur senza rinnegare le parole d’ordine pronunciate in piazza fino al giorno prima (a Vicenza, letteralmente il giorno prima) si devono fare ragionamenti di “maturità politica”. Questa è gente che pensa che a Vicenza (o a Mirafiori) hanno sfilato ragazzini e che cosa possono mai capire dei ragazzini di cosa è veramente la politica?
La politica è una cosa seria, una questione di forza. Gli operai capiranno, gli studenti urleranno, i vecchi comunisti piangeranno, i rivoluzionari stamperanno volantini ma i sindacati firmeranno e la ragione seguirà.
La ragione gioca con le parole
Perchè non le è concesso di giocare con le cose
P.P.Pasolini, Pilade