Cabaret Voltaire

1. e4, e5; 2. f4… gambetto di Re… e:f4… accettato. 3. Cf3, g5; etc. I giocatori sono un vecchio russo e un giovane romeno, Vladimir Il’ic Ulianov e Samuel Rosenstock, meglio conosciuti come Lenin e Tzara. Il primo offre un pedone laterale per sbarazzarsi di quello centrale dell’avversario ed aprirsi un corridoio in f. L’altro accetta il gambetto e dà forza ai pedoni sul lato di Re.
Al Cabaret Voltaire, porta della Spiegelgasse, si è abituati ai lunghi scontri fra il rivoluzionario e lo studente. Ancor di più s’è fatto il callo alle intemperanze del loro spirito. Conclusa la partita, fuori da regole, schemi e strategie di gioco si danno alla celebrazione dell’assurdo, dell’illogico, dell’amorale. Come? Suonando senza spartito, senza tempi e senza intesa. Recitando versi che sono versi nel senso letterale del termine. Ballando sgraziati, dipingendo senza pennelli e senza tela. Rumoreggiando, squittendo, muovendosi, gorgogliando, mimando il silenzio. Facendo inorridire gli accademici, ma anche scandalizzando i colleghi. Perché questi pazzi si dichiarano pacifisti, tagliano le ruote alla bici di Jarry, spezzano la pipa di Rimbaud… e inventano parole. Dada, per esempio. Non significa niente e può voler dire molte cose. Neppure la sua origine è certa. Forse il soprannome affibbiato ad una ballerina assolutamente incapace di ballare o forse la parola caduta da un vocabolario trafitto dal tagliacarte. Che importa?
Tzara soprattutto, è un vandalo senza controllo: “sappiamo bene che i nostri cervelli diventeranno morbidi cuscini che il nostro antidogmatismo è altrettanto esclusivo del funzionario che non siamo liberi e che gridiamo libertà Necessità severa senza disciplina né morale e sputiamo sull’umanità” (Tristan Tzara, Sept manifestes dada, Pauvert 1979).
Non c’è che dire… è uno che si fa sentire. Non urla, ma se appena bisbiglia arriva fino a New York. E sconvolge tutto, rimescola, dice e si contraddice e tutto per il gusto di “cacare con colori diversi”. Soffre di nevralgie. Per curarsi ricorre all’antipyrine e alla scrittura. E siccome per un dadaista si tratta della stessa cosa compone il “Manifeste de M. Antypyrine” e se lo pappa prima di andare a letto.
Scusate, questo articolo, più volte riscritto, non ha né capo né coda. Volevo parlarvi del libro edito da Pauvert o almeno della vita di Tzara. Preferisco sospendere. Magari si potrebbe continuare la partita. Sta a Lenin. Il romeno intanto si aggiusta il monocolo e torna a concentrarsi. Riflette, studia, formula previsioni. Anche gli scacchi sono dada? È possibile. 4. h4,g4; 5. Ce5, Cf6; 6. D4,d6; 7. Cd3, C:e4; 8. A:f4, Ag7; 9. Cc3, C:c3; 10. b:c3, c5; 11. Ae2, c:d4; 12. 0-0, Cc6; 13. A:g4, 0-0; 14. A:c8, T:c8; 15. Dg4, Rh8!…

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