Non capivano

Di tutte le persone che aveva incontrato sul suo cammino, gli studenti erano le più stupide. Parlava con loro così lentamente che dimenticava l’inizio della frase prima di averla terminata. Ma non serviva a niente. Saltava tutti gli argomenti difficili e si soffermava sempre sugli elementi basilari. Non capivano. Aveva una gran voglia di piangere. Si chiedeva se la gente dall’intelletto limitato parlasse un linguaggio specifico, che si poteva imparare come una lingua straniera. Gesticolava con tutte e due le mani, indicava le labbra a scandiva i suoni, come se avesse a che fare con dei sordomuti. Ma l’esame lo superò solo uno studente con gli occhi liquidi. Si chiamava Moebius ed era l’unico a non sembrare cretino.

[Daniel Kehlmann, La misura del mondo, Feltrinelli 2019]

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