Organon

Prefazione inedita a Organon di Aristotele

Tutti gli uomini sono protesi per natura all’oggetto del loro amore. Lucrezio, sulla scorta di Epicuro, descrive infatti in versi ben politi[1] il fenomeno del protendersi degli organi sacri a Priapo verso l’essere vivente, donna, uomo, schiavo o animale, che ha acceso il desiderio, e insieme l’ansia che in certo qual modo ci prende di trafiggerlo, quasi di farlo nostro, di possederlo. E dunque non parrà strano, benché l’argomento sia già stato fuggevolmente affrontato nei nostri scritti Sulla riproduzione degli animali, dedicare un intero libro all’oggetto precipuo del nostro interesse, ossia l’organo per eccellenza, quello che Omero chiama “l’asta dalla lunga ombra”[2]. E poiché, secondo quello che abbiamo detto nei nostri libri Sulla logica, tutti gli uomini hanno un organo, io ho un organo, dunque io sono un uomo, ecco che trattare di questo problema serve a notificare a chiunque e a noi stessi in particolare che siamo uomini e non donne o schiavi.
Che il principio e l’origine del mondo stiano nell’organo è cosa già detta da Parmenide, Empedocle e dal mio barbiere Eufronio, il quale è solerte e delicato nel maneggiare il rasoio ma non riesce proprio a stare zitto quando ha un cliente in bottega. Non siamo tuttavia intenzionati ad affrontare le questioni generali relative al principio, all’origine e all’inizio, di cui si è detto a sufficienza nei trattati Sulla fisica. In altri termini non parleremo dell’organo in sé (kathólou) ma dell’unico organo che ci sta a cuore e che amiamo, ovverosia del nostro, del mio: indagheremo dunque dove sia collocato nel mio corpo (poŷ), cosa sia (), come sia, quanto lungo, grosso, duro, e il resto (kaì tà loipá). Inoltre quando, dove e come esso svolga la sua funzione, quanto tale funzione sia necessaria e quanto sarebbe auspicabile che lo fosse più spesso. Chiuderemo infine analizzando la tesi di certi druidi dell’Istro[3], i quali pretendono che tale organo sia posto a capo dell’intera macchina del corpo – quasi un secondo, più attivo cervello – e che da esso promanino le motivazioni ultime di ogni agire.
[Dell’organo presente nella donna parleremo in un secondo trattato][4]

[Stefano Tonietto]

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[1] De rerum natura, libro IV. Superfluo chiedersi se questa citazione sia interpolata, visto che Lucrezio visse circa tre secoli dopo Aristotele.
[2] Iliade, libro III.
[3] Danubio.
[4] La frase tra parentesi quadre, che manca in alcuni manoscritti, sembra attestare l’esistenza di una seconda parte dell’Organon, andata perduta probabilmente nell’incendio di qualche biblioteca monastica.

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