Il cappotto

Prefazione inedita a Il cappotto di Nikolaj Vasil’evič Gogol

Ambientato nel mondo dei circoli di tennis, ne Il cappotto tratto la vicenda umana del giocatore di tennis Akakij Akakievič Bašmačkin, ammirato dai giocatori di tutta Pietroburgo per la bravura e la fortuna sfacciata nel gioco del tennis. Di famiglia povera, partito molti anni fa dal niente, con la sola racchetta di legno Akakij Akakievič comincia a vincere e rivincere, sempre in tre set con il punteggio 6-0 6-0 6-0, gettando così gli avversari nell’umiliazione e nella frustrazione profonda. Akakij va avanti, di partita in partita, di cappotto in cappotto. Qualche anno dopo comincia a risparmiare al fine di acquistare una racchetta nuova in grafite. Anche nel periodo del grafite un cappotto dietro l’altro, non ce n’è per nessuno. L’avvento dei racchettoni rappresenta per Akakij un evento estremamente importante, una gioia che rompe l’assoluta ripetitività di partite vinte facilmente sempre facendo cappotto agli avversari. Con la racchetta di ceramica e poi con quella in kevlar, acquistata grazie ai risparmi di una vita, continua a fare cappotto a chiunque voglia sfidarlo, guadagnandosi il rispetto di quei tennisti superiori di livello che prima dei cappotti lo infastidivano quasi brutalmente. Anzi addirittura i tennisti arrivano a organizzare una festa per la sua nuova ultima racchetta in kevlar. Ma la gioia di Akakij è di brevissima durata e il dramma dietro l’angolo. Mentre rincasa dalla serata coi suoi colleghi tennisti, viene derubato della racchetta. Akakij Akakievič resta distrutto dalla perdita dell’oggetto. Ho voluto però riservare alla narrazione un finale fantastico: il fantasma del ladro vaga per la città derubando anche gli altri tennisti delle proprie racchette. Akakij si calmerà solo quando riuscirà a intimidire un presuntuoso tennista che non aveva provato dispiacere per la racchetta perduta.

Nikolaj Vasil’evič Gogol

[Stefano Tonietto]

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