La metamorfosi

Prefazione inedita a La metamorfosi di Franz Kafka

S’immagini questa scena: eravamo io e Max Brod; il mio corpo piegato e la mia testa intrappolata nella morsa del suo braccio, e lui che con le nocche dell’altra mano sfrega la mia testa. E io dopo che gli chiedo di smetterla, e lui che mi fa giurare di non tardar più agli appuntamenti. Al che accetto, e giuro; ma solo perché il dolore è insopportabile.
E mentre che mi ricompongo il vestito e la capigliatura io poi che gli faccio: Ehi, Max la prossima volta che mi prendi in quel modo ti picchio, contaci, contaci che ti picchio! E lui che mi fa notare, come fa sempre, che col mio fisico non si va da nessuna parte: troppo lungo, angoloso e puntuto, per picchiare qualcun altro. Il tuo corpo gioca contro di te in una lotta, mi fa; che non riuscirei nemmeno con un bambino, che gli basterebbe uno sgambetto; e poi ancora che col mio fisico, con le donne, per dire il mio amico Max Brod, è meglio che la butto sulla simpatia.
Al che io gli dico: Se avessi una corazza però potrei batterti, ma lui: Non saresti in grado di sostenerla, e ti manderei a terra con una spintarella, e io: Ma se avessi un esoscheletro, eh, eh?! Riusciresti a battermi se avessi un esoscheletro? Invece che questa ossatura umana e sbilenca? E lui mi risponde che se avessi un esoscheletro non avrebbe speranze: Contro un esoscheletro c’è poco da fare.
Ed è così che mi è venuta l’idea di scrivere la Metamorfosi, perché tenevo il desiderio di menare quello sbruffone di Max Brod.

Ora una precisazione: quando ho terminato di scrivere la Metamorfosi ho convocato Max Brod a casa per una lettura ad alta voce, quella sera c’erano anche papà e mamma e le mie sorelle… non vi sto a dire le risate! Non ho mai visto il mio papà tanto divertito quando c’è la scena del bombardamento con le mele! S’è sentito protagonista, e per tutta la sera l’ho visto lucidare una mela con un panno. E poi la loro curiosità di capire di che insetto fosse… tutti a scommettere sullo scarafaggio, anche Max: Dài, Franz, dicci, è uno scarafaggio?
Pur trattandosi soltanto di un racconto di fantasia, quella volta è come se mi fossi vendicato, e gliele avessi suonate io, a Max Brod.
Al contrario però m’è capitato anche di notare una certa inquietudine in chi m’ascoltava, ad esempio ce n’era eccome negli occhi dell’editore, che mi pare si sia fissato troppo sulla parte drammatica della vicenda; l’ho intuito per via delle immagini di copertina che m’ha proposto: la scena di un uomo nella sua stanza colto dalla disperazione, o il disegno raccapricciante di un grosso scarafaggio… anche lui con lo scarafaggio: mi sono angosciato.
Ecco, mi rivolgo a chi legge, la Metamorfosi… un uomo in transizione verso un insetto, un insetto aggrappato al pensiero di un uomo… si fa per ridere: cioè io volevo soltanto un esoscheletro per picchiare Max Brod, sia ben inteso, sennò mi vedo compromesso, in un certo senso; e penso che il racconto, allora, sia meglio bruciarlo.

Franz Kafka

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