La scomparsa

Prefazione inedita a La Disparition di Georges Perec

Vorrei premettere che ho scritto questo libro di getto. Non si direbbe, eppure è così. Per dire il vero, volevo scrivere un testo ben diverso, con regole che prevedessero pure l’uso del mio nome, per poter sottoscrivere tutte le diverse sezioni del libro con le mie firme. Invece ho commesso un grosso errore, proprio subito nelle prime righe, e con questi imprevisti non c’è modo di correggere il tiro. E così il testo che è venuto fuori non consente che io usi il mio nome in nessun punto del libro. Eppure, chi non lo firmerebbe un testo del genere? Per questo motivo, ho voluto scrivere un’introduzione seguendo gli stessi principi del libro, che però mi permettesse di dire che sono io lo scrittore di questo testo, col mio nome e cognome messi per intero.
Sebbene ci fosse quell’errore che è finito per essere presente in tutto il testo, sono comunque contento di essere riuscito nell’intento di scrivere un libro intero su certe cose che non ci sono più. Un libro sulle cose che invece ci sono, è uno dei primi che ho scritto. Ho scritto pure un libro in cui dormivo tutto il giorno, gli misi per titolo Un uomo che dorme. L’uomo che dorme ero proprio io in quei giorni. Non uscivo per niente, ero pigro come un ghiro. In fondo, sono di sicuro pigro, e forse è per questo che non sono riuscito nell’intento di scrivere un libro come volevo.
Vorrei comunque dire perché ho scritto il testo che segue. Si dice che non è per niente semplice omettere delle lettere in un testo, specie se molto comuni. Secondo noi dell’Oulipo, il bello di questo tipo di esercizi risiede nello scrivere un testo che in un certo modo suggerisce un nesso che unisce le regole seguite, per esempio ciò che si è omesso, con il soggetto stesso. Questo è il primo principio dell’Oulipo. Leggendo questo tipo di testi, uno non sempre si rende conto che contengono delle regole. Delle volte, pure se lo si legge due o tre volte, non ci si rende conto di niente, sembrerebbe un comunissimo testo, invece il trucco c’è.
Secondo me, scrivere un pezzo seguendo regole ben precise può essere un esercizio molto divertente, come un gioco in competizione con sé stessi. C’è inoltre chi decide di non rendere subito note le regole, per poi sorprendere i lettori solo dopo un po’ di tempo. Per esempio, Roussel scrisse nientemeno che un libro intero per rendere comprensibile il procedimento che usò per scrivere diversi suoi libri precedenti. C’è chi, invece, preferisce dire subito che il pezzo in questione è scritto seguendo certe regole. In fondo, non ci sono regole specifiche sul se e sul come diffondere le regole seguite nel testo.
Per quel che mi concerne, non so dirvi cos’è meglio. Se lo scopo di chi scrive è di indurre un “Oooh” di stupore (e di elogio nel contempo) che duri poco però molto intenso, conviene non dire niente se non dopo diverse letture. Se invece si vuole ottenere un “Oooh” più leggero, più soffuso, che duri dieci minuti (oppure venti, se il testo è molto lungo), è meglio scoprirsi subito. Ognuno sceglie secondo i suoi gusti. C’è poi chi preferisce perfino non dire niente sulle regole seguite, in nessun momento, volendo tenersi il segreto per sé, per sempre.
Esistono diverse storie su come scrivere testi seguendo regole precise. Si dice che non ci fosse l’E sull’Olivetti in mio possesso nei giorni in cui ho scritto questo libro, in modo che il testo fosse di sicuro privo di E. Si dice pure che in fondo decisi di inserire solo un’eccezione , cioè un’E, in un punto preciso del testo. Però nessuno è riuscito nell’intento di scoprire dov’è quest’eccezione. E forse non c’è proprio. Vi dico pure che prevedo che un giorno progetterò un testo che rovesci tutto ciò che ho scritto qui. Un testo, quindi, pieno di ciò che non c’è qui, col titolo Les Revenents, pieno zeppo di E. Per divertirmi, vi confesso pure che in Les Revenents metterò un’eccezione, scriverò moment, forse un errore non voluto? Questo non ve lo dico.
Penso però che per Les Revenents scriverò un po’ meno che nel testo che segue. Per scrivere un testo lungo come questo, ci vuole un bel po’ d’impegno. E dopo si deve spendere diverso tempo per leggerlo e rileggerlo, per correggerlo, in modo che il pezzo diventi leggibile. Per poter inserire tutti gli elementi secondo le regole in un pezzo di questo genere , c’è bisogno di scrivere e riscrivere un bel po’, su questo non ci sono dubbi. Io ho scritto tutto questo libro riflettendo sulle cose che un giorno ci sono, il giorno dopo non ci sono più. Per questo, non ci resterebbe che divertirci con regole nostre, è questo l’unico modo che conosco per riprendermi ciò che ho perso.

Georges Perec

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