Quello che lo stoicismo chiama meditatio. Hervé la descrive nel suo libro come «un paziente e meticoloso spionaggio di sé da parte di sé», e Paul Veyne in un altro modo, molto divertente: «Uno stoico che mangia fa tre cose: mangia, si osserva mentre mangia, ne fa una piccola epopea».
A forza di meditatio, lo stoico realizzato, come il buddhista realizzato, non decide più. Sfugge alla necessità perché vuole ciò a cui essa lo costringe.
Seneca, modesto come sempre: «Non obbedisco al dio: sono d’accordo con lui».
[Emmanuel Carrère, Il Regno, Adelphi 2015]