«Devo proprio andare» disse. «Posso esserle utile in qualcosa?» chiese pieno di speranza.
«No. Solo per chiacchierare.»
«Porterò i suoi saluti alla mensa.»
«Grazie per tutti questi bei regali.»
«Niente.»
«Ritorni a trovarmi.»
«Sì. Arrivederci.» Mi batté sulla mano.
«Ciao» dissi in dialetto.
«Ciao» ripeté.
Era buio nella stanza e l’attendente che era rimasto seduto ai piedi del letto si alzò e uscì con lui. Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l’altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene, ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c’erano le trote nel torrente sotto la città. Era proibito suonare il flauto la notte. Quando i giovanotti facevano le serenate, soltanto il flauto era proibito. Perché, avevo chiesto. Perché alle ragazze non faceva bene udire il flauto di notte.
[Ernest Hemingway, Addio alle armi, Mondadori 2007]