Si credono potenti e gli va bene

Silvia Deaglio ha conseguito un dottorato in genetica umana nel 2006. Mentre ancora svolgeva il dottorato in Italia, ha ottenuto un incarico presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard. Nel 2010 ha vinto il concorso da professore associato nella facoltà di Psicologia di Chieti (sei anni in anticipo rispetto alla media di ingresso dei professori di prima fascia). Nei verbali del concorso si legge, fra le altre cose: «La candidata dimostra inoltre un’ottima capacità di attrarre fondi di finanziamento per la ricerca: infatti è responsabile di rilevanti progetti di ricerca». In effetti sempre nel 2010 ha ricoperto l’incarico di capo unità di ricerca all’Hugef (Human Genetics Foundation Torino). E così nel 2011, a 37 anni, Silvia Deaglio diventa professore associato della cattedra di Genetica medica alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino, Università dove insegnano (economia) sia il padre, Mario Deaglio, che la madre Elsa Fornero.
Qualcuno si domanderà se voglio insinuare qualcosa. A questo qualcuno voglio dire che in un paese normale nessuno sospetterebbe che io stia insinuando qualcosa. Ma in un paese in cui il ministro del lavoro e delle politiche sociali, parlando dei giovani dichiara: «Non bisogna mai essere troppo “choosy”, meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale», ecco in un paese così, in cui un ministro della repubblica esplicita senza pudore un pensiero talmente banale che nemmeno il più ottuso, superficiale e qualunquista membro di un rotary club avrebbe il coraggio di partorire pubblicamente, in un paese così fa benissimo a temere insinuazioni.
Fra parentesi, secondo il Corriere della Sera l’Hugef ha ricevuto finanziamenti dalla Compagnia di San Paolo (una tra le fondazioni bancarie più importanti d’Italia) all’epoca in cui vicepresidente della fondazione era, guardacaso, Elsa Fornero.

[Mauro Orletti]

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