A Pietrogrado trovai una confusione spaventosa. Tutto andava alla deriva. Le truppe si ritiravano, andavano a pezzi. I comandanti stavano a guardare i comunisti, i comunisti stavano a guardare Zinov’ev. Costui era il centro della confusione. Sverdlov mi disse: “Zinov’ev, cioè il panico”. E Sverdlov era un conoscitore di uomini.
Effettivamente, nei periodi favorevoli, quando, come diceva Lenin, “non c’era nulla da temere”, Zinov’ev era spesso al settimo cielo. Ma quando le cose si mettevano male, Zinov’ev si stendeva su un divano – non metaforicamente ma in senso proprio – e sospirava. Fin dal 1917 mi ero convinto che Zinov’ev non conosce vie di mezzo: il settimo cielo o il divano. Questa volta lo trovai sul divano.
[Lev Trotskij, La mia vita, Mondadori 1976]