Eccessiva ruvidezza

Questa volta è facile. Spiegare in che modo si arriva all’erosione dei diritti. Spiegare che si tratta di un processo che riguarda tutti (i lavoratori). Dimostrare che la strategia non è azzerare da subito, ma consumare lentamente, affermare gradualmente principi e prassi che poi… dopo qualche tempo, nessuno avrà più la forza di negare o combattere.

Ma, come dicevo, questa volta è facile. Basta prendere il comunicato dell’assemblea dei giornalisti del Sole 24 ore:
L’assemblea dei giornalisti del Sole 24 Ore considera irricevibile l’ipotesi prospettata dall’azienda di riduzione dell’organico del quotidiano di 70 giornalisti, in quanto contraddice quanto affermato dall’amministratore delegato in conferenza stampa solo pochi giorni fa nella presentazione del piano industriale ed è in palese violazione con gli accordi sullo stato di crisi, siglati al ministero del Lavoro. Accordi finora onorati solo dalla redazione e non dall’azienda né dal direttore. L’assemblea pertanto mette formalmente in mora l’azienda e la direzione perché provvedano al puntuale rispetto degli impegni sottoscritti. L’assemblea proclama un giorno di sciopero e, nel confermare piena fiducia al Comitato di redazione, gli affida un pacchetto di ulteriori cinque giorni di sciopero, riservandosi ogni ulteriore iniziativa, anche legale, per fare rispettare gli impegni assunti. Ritiene inoltre indispensabile dare comunicazione ufficiale all’esterno sulla grave situazione del Sole 24 Ore.”

Notare i termini. Irricevibile (sic!). Violazione degli accordi (arisic!). Puntuale rispetto degli impegni sottoscritti (oibò!). Sciopero (eeeeeeeeeeeeeh????). Ogni ulteriore iniziativa, anche legale (argh!).

Eppure, il 31.12.2010, questo era quello che si leggeva sulla testata on-line del quotidiano: Sergio Marchionne è l’uomo dell’anno.

E poi, nel testo dell’articolo, perle di saggezza: “Il patto con la Chrysler, benedetto dal presidente Obama, costringe Fiat alla realtà: o si produce come produce il mondo, o l’Italia non avrà più manifattura di auto. La Fiom parla di «diritti» come se tutti nel mondo non avessero diritto a un lavoro e una vita dignitosa: ma, dimentica dei suoi maestri come Bruno Trentin, non si rende conto che i diritti vanno creati nella realtà, non postulati in astratto.”

Stupite e sbalorditevi, perché il meglio deve ancora arrivare.

E il diritto al lavoro non è che un flatus vocis se l’economia non lascia fabbriche in un paese. Marchionne ha ricordato a tutti, dal sindacato ai media alla politica, che nel mondo globale si gioca secondo regole globali. La Confindustria, Finmeccanica, la Cisl, la Uil e altre sigle e sindacati sono ora impegnati in una meritoria opera di mediazione perché, dopo Mirafiori e Pomigliano, l’innovazione di una concertazione diventata qualche volta solo burocrazia arricchisca il paese senza strappi e senza polemiche.”

Ed infine: “Vedremo le discussioni e il bilancio della scelta che la direzione e i capi redattori del nostro giornale hanno fatto ora. Ma l’energia, la visione e le scelte, anche drammatiche, di Marchionne hanno messo tutti davanti alla realtà, nel suo bene e nel suo male. È possibile che, a tratti, il capo della Fiat abbia agito con eccessiva ruvidezza, incurante della solitudine o della difficoltà che altre imprese potranno avere nella nuova modalità contrattuale, o con una Fiom più rigida.”

Sicché, cara assemblea dei giornalisti del Sole 24 ore, seguendo il limpido ragionamento che ha portato il vostro quotidiano alla designazione di Marchionne come uomo dell’anno, siamo costretti a concludere che l’ipotesi prospettata di riduzione dell’organico di 70 giornalisti non è affatto in palese violazione degli accordi sottoscritti in precedenza (come i contratti firmati a Pomigliano e Mirafiori, sempre secondo quel limpido ragionamento, non sarebbero in violazione di accordi pregressi sottoscritti anche dalla triplice… Cgil-Cisl-Uil), no, si tratta semplicemente di eccessiva ruvidezza. E il vostro diritto al lavoro, sempre per via di quel limpido ragionamento, non è che un flatus vocis se l’economia non lascia giornali in un paese.

[Mauro Orletti]

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