Immaginare ciò che manca

“L’elemento non preesiste all’insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi.”
Georges Perec

La vita, istruzioni per l’uso è un libro che ha tutto un prologo sull’arte dei puzzle. E poi anche uno dei protagonisti del libro è un tipo strano che decide di studiare l’arte di dipingere perché viaggia in continuazione e nei posti in cui si ferma, se sono posti che vale la pena, lui pianta il cavalletto e si mette ad immortalare. E poi, una volta a casa, c’è un suo amico che tutto quello che lui ha immortalato lo trasferisce su una superificie come del cartone e lo trasforma in tanti pezzettini, ometti, croci semplici, croci di lorena… che tutti assieme, una volta assemblati per bene, compongono l’immagine del quadro, come un puzzle.
E poi nel libro ci sono altri personaggi, altre storie, e tutti i personaggi e tutte le storie hanno una cosa in comune: tutti i personaggi abitano e tutte le storie hanno inizio (oppure fine) all’interno dello stesso palazzo. Sicché anche questi personaggi, con le loro storie, considerati tutti assieme, compongono un puzzle dove però niente e nessuno trova il proprio posto, dove ogni cosa è una possibilità e non un fatto o una certezza. Ma sempre un rimando. Infatti sulla copertina di questo libro, appena sotto il titolo, non c’è scritto “romanzo” ma “romanzi”. Perché non esiste una logica rigorosa, non c’è un genio ordinatore che sa e prevede tutto, che decide, risolve, scioglie, spiega, accontenta, sana, trova il lieto fine. C’è solo una voce, una voce che dice delle cose e queste cose, quasi per miracolo, accadono, si accumulano, si depositano, formano ingorghi, ingarbugliamenti, mastodontici accumuli di storie.
Difficile dire come faccia, però Perec riesce a non essere mai banale, a creare dei puzzle in cui l’immagine che affiora cambia continuamente, ogni volta che un tassello viene inserito, e smette di modificarsi solo quando l’ultimo pezzo viene collocato. Senza somigliare all’immagine sulla scatola (del puzzle). Senza essere una sola immagine, ma tante immagini. Senza essere un romanzo… ma tanti romanzi.
Nel romanzo i pensieri trovano una collocazione razionale, si precisano, diventano più chiari. Però, alle volte, decadono: come se – una volta espressi – perdessero la loro complessità, la loro natura tortuosa e ingarbugliata, come se, in questo modo, perdessero la capacità di generare “altro”, come se, in un certo senso, non rappresentassero completamente chi li ha generati. Nei romanzi del libro di Perec, in totale assenza d’attrito, i pensieri oscillano liberamente: sottratti, protetti, parti mancanti.
“Mancare di immaginazione significa non immaginare ciò che manca”. È una frase del maggio francese. Un romanzo.

Mauro Orletti

[Georges Perec, La vita. Istruzioni per l’uso, Bur 2005]

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