Lunedì 9 agosto, sulla versione on-line de L’Unità, in cima, a mo’ di titolo d’apertura, c’era scritto: Chi volete per cambiare questa Italia? Le vostre proposte: persone brave e poco note. Qualche riga di spiegazione, poi le proposte dei lettori: vari sindaci, alcuni assessori, un vicesindaco, segretari regionali di partito, attivisti di partito, e poi naturalmente Soru, Vendola (tantissimi), Renzi, Serracchiani, Chiamparino. Alcune geniali autocandidature. Ma anche molti nomi di perfetti sconosciuti. E insomma, tanta partecipazione mi ha commosso. Sicché ho scritto. Ho scritto così:
“Ecco io, c’ho pensato a lungo e niente, non mi viene in mente nessuno. Anzi no, forse… ma no, cosa mi salta in mente! Nessuno. Magari si potrebbe provare con quello, sì, come si chiama, quello alto, tutto distinto… morto, come morto? allora niente, nessuno. Cioè, volendo, anche quell’altro lì, solo che, a pensarci bene, direbbe sicuramente di no.
Niente da fare. Non è rimasto nessuno. Neanche uno buono. Magari si potrebbe provare, voglio dire, cercare altrove, gente non compromessa, gente che non ha mai fatto politica, però vicina, sì, affine, oppure anche lontana, uno che non t’aspetti e che invece, sapete no? uno di quelli in disparte, defilati, che si capisce benissimo che avrebbe un sacco di cose da dire, che potrebbe fare moltissimo solo che gli è sempre mancata l’occasione. Uno così. Ma chi? Defilato? Chi? Tutti che sgomitano, che cercano un posto al sole.
Sennò prendiamo un genio. Un cervellone. Lo facciamo tornare dall’estero e gli promettiamo mare e monti. Certo, c’è il rischio che perda, che dopo si ritrovi qui, disoccupato. E se è un genio queste cose le capirà. E non accetterà.
E’ dura, durissima.
Allora uno vecchio, molto vecchio, che anche se vince e subito dopo rincretinisce, almeno si potrà dire che è per via dell’età. Fra l’altro, essendo molto vecchio, non potrà durare a lungo. Un novantenne sì. Novantacinque, va, per stare sicuri. Come? Gerontocrazia? Largo ai giovani? Eh, lo so, mai io c’avevo pensato ai giovani, solo che ogni tanto, se li sento parlare, li avete mai sentiti parlare i giovani? non dico tutti, quelli impegnati, quelli attivi, eh, a me sembra di sentire dei vecchi, ma proprio vecchi. Dicono delle cose da vecchi. Fanno delle cose da vecchi. No no, se devo votare uno così allora io voto uno che almeno sa di essere vecchio. E che dura poco.
Altrimenti scusate, ma è proprio necessario che sia uomo o donna? Ma non sarebbe possibile, per esempio, scegliere un cavallo? No, non uno tipo Varenne, che noi italiani sempre con questa fissa dei nomi importanti, no, un cavallo qualunque, un brocco, lo prendiamo e via, presidente. E dopo se ci dicono qualcosa, all’estero, perché sicuramente ci diranno qualcosa, allora noi tiriamo fuori la storia del saturnismo e dell’intossicazione da piombo, come l’imperatore lì, Caligola, diciamo che è per colpa di qualche articolo cinese imbottito di piombo, no?
Quella del cavallo mi sembra una buona idea. Anche se, siamo sinceri, la storia di Caligola. Io dico che la possibilità di scegliere un candidato matto merita qualche riflessione. O la vogliamo scartare così, senza pensarci neppure un secondo?
Non lo so, faccio per dire, ma se trovassimo uno completamente fuori di zucca, tutto sbalestrato, uno che ti riempie il parlamento di animali, che certe volte, se gli gira, si mette a fare le capriole oppure… ah be’, allora… E se ce lo tenessimo?
No no, sono d’accordo, non si può. Allora niente, non mi viene in mente nessuno. A parte il cavallo. Però brocco. Che dei Varenne io non mi fido”.