«Io facevo parte di una formazione di giovani democristiani armati, armati dall’arma dei carabinieri, per difendere le sedi dei partiti e noi stessi nel caso che i comunisti, perdute le elezioni, avessero tentato un colpo di stato».
(Francesco Cossiga, presentazione del libro “Cossiga, uomo solo” di Paolo Guzzanti, 11 novembre 1991)
«Definire la missione in Afghanistan come missione di pace è ipocrisia. È ormai venuto il momento di adottare in quelle zone un codice militare speciale che magari non sia di guerra ma che non sia neanche di pace, e insieme porre in funzione tribunali militari speciali di terra e di bordo. Queste norme speciali devono essere applicate sia ai militari che ai civili italiani che si trovino nelle zone di impegno.»
(Francesco Cossiga, Intervista a CNRmedia, 10 febbraio 2010)
«Mi pare un po’ scemo».
(Luigi Pintor, Articolo comparso su “Il manifesto” ai tempi della Presidenza della Repubblica)
«Con la volgarità del suo articolo e con le sue parole Pintor ha offeso la dignità e la correttezza dei sardi. Per causa sua mi vergogno prima come sardo e poi come capo dello Stato».
(Francesco Cossiga ai tempi della Presidenza della Repubblica)
«Del Turco è un mio caro amico, dai tempi del socialismo. In casa mi onoro di possedere qualche suo quadro, eehh…mi fa ribrezzo…poi, mi fa ribrezzo ancora di più, perché ho visto la faccia del magistrato. Di un magistrato che avendo faticato a fare il concorso, a fare il liceo, a fare l’università probabilmente con tutti 18, si è preso poi l’esaurimento nervoso per prepararsi alla laurea, è stato costretto sempre a inseguire ladri di polli, e adesso ha la notorietà della cronaca e forse della storia. E probabilmente su “Chi”, o su “Vanity fair”, quest’estate, gli faranno una fotografia col membro al vento, ma lui sarà felice perché, poveraccio non ha altro modo…si immagini a Sulmona…gente per bene come in Abruzzo, costretto dopo una vita di stenti psicologici, dediti all’arresto di ladri di pollame, beh…col membro al vento su “Chi”…»
(Francesco Cossiga, Intervista a Radio24, 16 luglio 2010)
Cossiga: «Le intercettazioni hanno ormai il posto che avevano prima i pentiti. Ma i primi mafiosi stanno al CSM.»
Intervistatore: «Sta scherzando?»
Cossiga: «Come no? Sono loro che hanno ammazzato Giovanni Falcone negandogli la DNA e prima sottoponendolo a un interrogatorio. Quel giorno lui uscì dal CSM e venne da me piangendo. Voleva andar via. Ero stato io a imporre a Claudio Martelli di prenderlo al Ministero della Giustizia.»
(Francesco Cossiga, Intervista al Corriere della sera, 19 gennaio 2008)
«La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo e quando Mastella, da me avvertito, si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quell’associazione tra sovversiva e di stampo mafioso che è l’Associazione nazionale magistrati.»
(Francesco Cossiga, Intervista a Sky Tg24, 17 gennaio 2008)
«Guardi, allora…. se Del turco è colpevole, io andrò a trovarlo in carcere anche durante l’espiazione perché i sardi rimangono amici anche se uno commette reati. Mi spiego? Però questa cosa mi puzza assai, eh… sa che cosa sarebbe molto bello adesso, faccio per dire….se Ottavio Del Turco si uccidesse…sarebbe un’accelerazione alla riforma della Giustizia. Non pensa? Si dovrebbe uccidere. Il Presid…lui è sempre stato antigiustizialista…per schierarsi si dovrebbe uccidere.»
(Francesco Cossiga, Intervista a Radio24, 16 luglio 2010)
«Non permetterò che i figli dei contadini meridionali siano uccisi dai figli della borghesia romana».
(Francesco Cossiga, aprile 1977)
«È il nuovo De Gasperi? Io allora sono il nuovo Carlo Magno.»
(Francesco Cossiga, riferendosi a Berlusconi, 18 aprile 1998)
«Io voterò per lei e per il suo Governo. È la seconda volta che succede; voterò in questo senso almeno per questa volta perché sul nostro Paese, sull’Europa e sul mondo incombono problemi gravissimi come la fame, il terrorismo islamico fondamentalista e la crescente povertà della nostra gente. Non credo, quindi, che possiamo permetterci il lusso di aspettare altri e migliori governi.»
(Francesco Cossiga, dichiarazione di voto sulla mozione di fiducia, Resoconto stenografico della seduta n. 005 del 15 maggio 2008)
«Siamo già alla guerra civile strisciante. Non siamo solo alla guerra civile strisciante tra il popolo della libertà e il partito democratico ma siamo giù alla guerra civile strisciante all’interno del popolo della libertà e all’interno del partito democratico».
(Francesco Cossiga, Intervista a CNRmedia, 10 febbraio 2010)
«Una sottile vena di goliardia ha pulsato per decenni nell’anima del notabile democristiano Francesco Cossiga, di precoce e solida carriera, fino a esplodere trasformando la sua vecchiaia in una giovinezza sfrontata, che non si era permesso di vivere e perciò rimpiangeva.»
(Gad Lerner, il blog del bastardo, 17 agosto 2010)
«È anche vero che io abbia una origine familiare di grandi tradizioni repubblicane, antifasciste, radicali e massoniche. Ma non sono stato e non potrò mai essere massone perché sono cattolico».
(Francesco Cossiga, 16 ottobre 2009)
«Voglio chiarire che io voterò per lei e per tutto il suo Governo, tra i cui membri ho molti amici anche personali, che non sto a nominare perché l’inclusione di alcuni e la non inclusione di altri per dimenticanza – dopo tutto compirò fra poco 80 anni – sarebbe ingiusta. Voglio che lei, signor Presidente, sappia peraltro che, non essendo istituzionalmente possibile votare un intero governo e non votare un membro dello stesso Governo, non intendo concedere la mia fiducia né politica né morale nei confronti del suo Ministro dell’interno, che forse per far dimenticare di aver appartenuto (quando io combattevo il terrorismo di sinistra) ad un’area di movimentismo non lontana dalla lotta armata, fa oggi il reazionario e dice cose intollerabili per me (cristiano, antirazzista e democratico) nei confronti dell’immigrazione e dell’accoglienza.»
(Francesco Cossiga, dichiarazione di voto sulla mozione di fiducia, Resoconto stenografico della seduta n. 005 del 15 maggio 2008)
«Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell’Interno. Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano.»
(Francesco Cossiga, Intervista al Quotidiano Nazionale, 23 ottobre 2008)
«Lo dico perché di terrorismo me ne intendo. La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della “resistenza palestinese” che, autorizzata dal “lodo Moro” a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche».
(Francesco Cossiga, Intervista al Corriere della sera, 2008)
Giornalista: «E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero.»
Cossiga: «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio.»
Giornalista: «Quale incendio?»
Cossiga: «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese.»
(Francesco Cossiga, Intervista al Quotidiano Nazionale, 23 ottobre 2008)
«Quando muore un assassino noi ricordiamo le vittime: Giorgiana Masi e Francesco Lo Russo. Buona agonia Kossiga».
(Roma, sul muro di via Pullino, 18 agosto 2010).
«Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti[…] l’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita[…] io aspetterei ancora un po’ e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti.»
(Francesco Cossiga, lettera aperta alle forze dell’ordine, 8 novembre 2008)
«Totò Cuffaro è stato condannato per un reato ridicolo.»
(Francesco Cossiga, Intervista al Corriere della sera, 19 gennaio 2008)
«Dato che protestano perché in uno scontro violento uno di loro è stato ucciso (Francesco Lo russo), un governo interessato al benessere dei cittadini cosa farebbe in un caso del genere? Cercherebbe il dialogo per trovare uno sfogo non violento ai problemi sociali? Non credo proprio, semmai manderebbe dei veicoli blindati ed esaspererebbe la situazione!»
(Francesco Cossiga, 1977)
«Kossiga Moro ti aspetta all’inferno».
(Viareggio, sul muro di via Burlamacchi, 11 agosto 2010)
«Non è per contraddire Barack Obama, ma “il Paese dove tutto è possibile” non sono gli Usa. È l’Italia. […] È possibile che un ex presidente della Repubblica rievochi la violenza e gli intrighi di Stato come metodo repressivo delle manifestazioni studentesche. E sono possibili mille altre di queste meraviglie, nel solo vero paese dove veramente tutto è possibile. Così possibile che si è già avverato».
(Michele Serra, L’amaca, La Repubblica del 6 novembre 2008)
«[Achille Occhetto] è uno zombie con i baffi [che fa rivivere] le cose più abbiette e più volgari del paleostalinismo.»
(Francesco Cossiga, 22 gennaio 1992)
«Ho concorso ad uccidere o a lasciar uccidere Moro quando scelsi di non trattare con le Brigate Rosse e lo accetto come mia responsabilità, a differenza di molte anime candide della Dc».
(Francesco Cossiga, 15 febbraio 2001).