Riassunto delle puntate precedenti
Edil Baisalov ha studiato negli USA grazie ad una borsa di studio del governo americano. Edil Baisalov lavora per il National Democratic Institute. Edil Baisalov è un esperto delle cosiddette rivoluzioni non violente. Edil Baisalov è uno degli artefici della rivoluzione non violenta del Kyrgyzstan.
Nel 2005 gli studenti kyrgyzi offrono fiori alla polizia (tulipani). E con i fiori (più un piccolo contributo di 100 milioni di dollari statunitensi) mandano a casa il presidente Akayev. È la rivoluzione dei tulipani, che porterà alla presidenza Bakiev.
In un articolo del 2007 mi domandavo: “cosa accadrà in Kyrgyzstan dopo la rivoluzione dei tulipani? Anche lì la Russia ha una base militare… anche lì gli Stati Uniti partono avvantaggiati. Il governo è diventato filoamericano e la loro base è già dieci volte più grande di quella russa. Inoltre, con la guerra in Afghanistan, la base è divenuta un punto di appoggio strategico di primaria importanza. Ve l’immaginate che responsabilità? Come fai a dire di no? Dici di sì, anche se poi vai a fare esercitazione militare congiunta con russi e cinesi.”
Contraddizione evidente
Infatti il Kyrgyzstan di Bakiev, contrariamente agli altri governi nati dalle rivoluzioni colorate (sponsorizzate da Washington), non rompe del tutto con il passato (filo-russo). Anzi. Il paese rimane membro della Csto e dello Sco, rispettivamente: l’alleanza militare anti-Nato (a guida russa) e del Patto di Shanghai (a guida russo-cinese), continua ad ospitare una base militare russa, acconsente alla futura apertura di una seconda base russa, dulcis in fundo… minaccia più volta la chiusura della base Usa di Manas! Da lì transitano, mediamente, 35.000 soldati americani al mese (in arrivo da/in partenza per l’Afghanistan).
Dai tulipani alle spranghe
I maggiori esponenti dell’opposizione (adesso maggiori esponenti del governo provvisorio… provvisorio?), Roza Otumbaeva a Omurbek Tekebayev (in strettissimi rapporti con il Dipartimento di Stato Usa e la Fondazione Soros) sono fermi sostenitori di una politica di avvicinamento agli Stati Uniti e all’Unione Europea. Appena un anno fa Tekebayev era a Washington per parlare di un certo suo progetto agli esponenti dell’amministrazione Usa. Il progetto – come dichiarato pubblicamente – consisteva nel rovesciare il governo di Bakiev attraverso una sommossa popolare.
La protesta è iniziata a causa dell’aumento del prezzo del carburante. Poi però, con l’assalto agli uffici governativi di Talas, le cose hanno preso una piega diversa. Davanti alla sede dell’opposizione si sono verificati gli scontri più violenti: cariche della polizia, auto incendiate, uomini armati di spranghe (altro che tulipani!) in marcia verso la sede della presidenza. Le cifre sono incerte. E drammatiche: 40, 70, forse 100 morti.
L’epilogo (abbastanza prevedibile)
Il fronte anti-Bakiev prende il potere, Roza Otumbaeva diventa primo ministro.
Roza Otumbaeva: un enigma. Donna, 59 anni, sposata, due figli, laurea in filosofia (all’università di Mosca), dall’81 nel partito comunista, poi leader del Partito socialdemocratico, ministro degli Esteri con Askar Akayev, ambasciatrice negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, fondatrice del movimento filo-occidentale “Madrepatria”, protagonista della rivoluzione dei tulipani (che abbatterà il governo di Akayev), ministro degli Esteri nel governo provvisorio di Bakiev.
Le prime dichiarazioni
«Non si sa dove sia andato il presidente della repubblica»
«Abbiamo distribuito i principali incarichi tra noi e lavoreremo per garantire la stabilità della situazione».
«Mantenere la stabilità, salvare vite e prevenire i saccheggi».
«La base militare statunitense di Manas resterà aperta».
«Riguardo l’accordo fra Kyrgyzstan e Stati Uniti non cambierà nulla».
In che senso?
[Mauro Orletti]