Edison Square è una rivista gratuita legata alle Giubbe Rosse di Firenze. La libreria Edison è al 27/r di piazza della Repubblica. Il novembre di Edison è dedicato al potere. Sulla copertina un’illustrazione di Jean Dubuffet e la parola “potere” in sovrimpressione. Sul retro Fausto Amodei ed il testo integrale di “Per i morti di Reggio Emilia”.
Tanto per cominciare.
All’interno ci trovo un articolo sul potere delle parole, ovvero su La grande bugia di Giampaolo Pansa. Il fatto è che l’uscita del libro ha prodotto un fuoco di fila di sì-infatti-appunto-lodicevoio-bravo-finalmente che il sottoscritto, per la verità, non se lo sarebbe aspettato. A parte il gesto dei quattro sciroccati che hanno contestato il giornalista durante la presentazione del libro (erano a Reggio Emilia?) – che alla RAI hanno subito parlato di attentato, alla Mediaset di atteggiamento fascista e liberticida e Vespa c’ha subito costruito una serata di rigoroso approfondimento – a parte quindi il bandierone del centro sociale, quella di Edison è la prima voce in controtendenza che sento anzi… che leggo (si accettano smentite).
Perché una cosa va detta. In Italia c’è chi s’è preso la briga di ricordare che i morti repubblichini valgono quanto quelli partigiani ma nessuno s’è mai preoccupato di dire che ci son stati di quelli che non hanno mosso un dito e che lorsignori valgono quanto i primi se non di più e quanto i secondi se non di più.
Almeno fino ad oggi. Poi è arrivato Giampaolo Pansa e finalmente anche loro, i bracciaconserte – quelli che nessuno ha mai accusato di nulla, che nessun s’è mai sognato di rimproverargli un atteggiamento un tantino passivo – finalmente anche loro si riappropriano della dignità ingiustamente concessa ai soli morti partigiani… trascurando il fatto che son morti, appunto, ignorando che loro, invece, sono ancora belli vivi.
Ma è giusto così perché, come dice la giubba rossa Tommaso Gurrieri, qui da noi si sente il bisogno di fare chiarezza sulla “Grande bugia” della resistenza e non sullo stragismo degli anni di piombo, e non sulla P2, e non sul “benefattore della lira” (la frase è di Andreotti) Michele Sindona, e non su Ustica, e non sugli omicidi mafiosi (l’esercito! ci vuole l’esercito! e basta, non siamo capaci di dire/fare altro), e non su Porto Marghera, e non e non… e già sento la voce dei nostri Giulianoferrara che obiettano È semplicistico, non c’entra nulla!
Comunque. Dite quello che vi pare, il libro di Pansa è uno dei più venduti. Chi lo compra? Secondo Gurrieri l’Italia dell’Isola dei famosi.
Che son giovani. Anche adulti, ma soprattutto giovani. Sui vent’anni.
“A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
di chi si è già scordato di Duccio Galimberti
…
Mario Serri è morto è morto Afro Tondelli
ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti…”
Tanto per cominciare.
E Dubuffet in copertina? Bisognerebbe chiederlo a quelli di Edison Square. Certo è che Dubuffet non ha mai creduto alla storia, almeno non nella misura in cui ha dato fiducia alla vicenda dell’individuo o s’è interessato alla condizione dell’anarchico isolato. E non gli è mai importato di lasciare il segno sulla società, marcare il territorio, alzare la gamba e via… pisciatina sulla grande bugia della cultura a lui contemporanea. E Dubuffet denuncia ma non polemizza, addita ma non scrive libri, rivoluziona ma non riscrive perché non ha bisogno di affermare modelli o svelare menzogne più di quanto abbia bisogno di indossare un “vestito nel quale non è più possibile entrare”.
Tanto per cominciare.