Ho iniziato ad amare i quadri di Utrillo per pura simpatia, perché figlio di quell’incredibile Suzanne Valadon… acrobata al circo Fernando, modella, pittrice. Amante di… be’, soprattutto di Lautrec. Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec Monfa. Buffo, un nome così lungo per un pittore nano. Lei vorrebbe addirittura sposarlo, è disposta a tutto, perfino al suicidio. Lo so, sembra pazzesco: una con i suoi occhi, la sua intelligenza, la sua forza. Comunque, se proprio non capite, vuol dire che non conoscete Lautrec.
Durante la sua carriera di modella accetta di posare per Puvis de Chavannes, Renoir, Degas e, ovviamente, per Lautrec. E’ anche l’amante di Erik Satie, quello delle Gymnopedie. Da una delle innumerevoli storie d’amore nasce Maurice Utrillo. Non è realmente figlio di Miguel Utrillo (un pittore catalano amico di Picasso) ma questi accetta generosamente di dargli il proprio cognome. Suzanne alleva il figlio con l’aiuto della madre. Per non dover sopportare i capricci del nipote la vecchia è solita versare un bicchiere di vino nella minestra di Maurice. È dall’età di otto anni che lo ubriaca a cena.
Così Maurice, da grande, avrà tre soli amici, Modì, André ed il vino. André diventa l’amante di Suzanne (vent’anni piu’ grande), Maurice l’inseparabile compagno della bottiglia. I tre vivono assieme, ai piedi della butte Montmartre , al n.5 di rue de Guelma e da quel momento la butte inventa il nome di “Trinità maledetta”. Utrillo diventa “Litrillo”.
Scenate di gelosia fra i due amanti e litigi furibondi fra la madre ed il figlio alcolizzato sono all’ordine del giorno. Alla fine Suzanne capisce che per tenere Maurice lontano dal bicchiere bisogna dargli qualcosa da fare, qualcosa che lo tenga impegnato. Lo spinge a dipingere. Lui ci prende gusto ma a modo suo. A differenza di tutti i suoi colleghi, si rinchiude in stanza, riproduce cartoline postali.
– Ricomincia, gli ordina Suzanne, non hai il diritto di dipingere come uno qualunque.
Non ne ha il diritto. Non se lo può permettere. Non può sciupare la sua miracolosa “disponibilità per il paesaggio”, il senso della pietra, del muro, della polvere e della poesia del bianco. I suoi mulini hanno la consistenza del colore, le sue case e le sue chiese dell’impasto del blu con l’amaranto. Le strade che dipinge sono animate da stoffe logore e cappelli… e l’occhio che le percorre finisce dentro “Vini e liquori”.
– È un capolavoro, esclama Suzanne. Guardatelo bene quel cielo! Mi vien male dalla gioia, sì, e dalla gelosia a sentirlo così puro, così leggero, così fluido… E quel muro nudo, sinistro nel suo bianco di gesso! Quelle staccionate! Che dramma, che forza di evocazione! Vi chiedo scusa se mi esprimo a questo modo sul conto di Utrillo, ma è che non faccio complimenti quando quel che mi mostra non val nulla. Gliene dico di tutti i colori, gli urlo: ricomincia, non hai il diritto di dipingere come uno qualunque.
Mauro Orletti