I giovani intellettuali discutevano animatamente fra loro in disparte. «I lupi sono nemici di classe» sosteneva uno della terza squadra. Si chiamava Li Hongwei, e alle superiori a Pechino era il capo di una fazione delle Guardie Rosse. «Tutti i reazionari del mondo sono ingordi come lupi. Queste bestie sono spietate. Non solo non si accontentano di sterminare il bestiame che è proprietà del popolo – mucche, cavalli e pecore -, ma uccidono anche i loro simili. Dobbiamo organizzare le masse contro i lupi e sottoporli alla dittatura del proletariato. Spazzarli via dalla faccia della Terra! Compagni, siamo chiamati a combattere le vecchie idee, e tra queste c’è l’ammirazione e la simpatia che i popoli della prateria provano per i lupi, a cui danno persino in pasto i propri morti.»
«Stai esagerando» lo interruppe Chen, intuendo che il vero obiettivo della filippica era il vecchio Bileg. «La lotta di classe esiste soltanto nella società umana. Se vuoi estendere le categorie di classe agli animali, allora tu cosa sei, un uomo o un lupo?»
[Jiang Rong, L’ultimo lupo, Mondadori 2015]