– Ho letto in Ivan Bunin che chi c’ha i capelli rossi se beve arrossisce immancabilmente…
– Be’ e allora?
– Come sarebbe a dire “allora”? E Kuprin e Maksim Gor’kij? Ma se quelli non si svegliavano nemmeno!…
– Che meraviglia! e poi?
– Come sarebbe a dire “e poi”? Quali sono state le ultime parole di Anton Cechov sul letto di morte? Ve le ricordate? Ha detto: “Ich sterbe“, cioè “Io muoio”. E poi ha soggiunto: “Versatemi dello champagne“. E solo dopo è spirato.
– Ah, è così?
– E Friedrich Schiller, quello altro che morire, quello manco poteva campare senza lo champagne! E lo sapete che faceva per scrivere? Immergeva i piedi in una tinozza di acqua gelata, si versava dello champagne e scriveva. Si scolava un calice ed ecco bell’e pronto un atto d’una tragedia. Si scolava cinque calici ed ecco bell’e pronta un’intera tragedia in cinque atti…
– Già-già-già… E allora…
[Venedikt Vasil’evic Erofeev, Mosca-Petuski e altre opere, Feltrinelli 2004]
