Lavoratooooori?!

Ero ad una cena, qualche sera fa, una cosa un po’ ufficiale un po’ mondana, una di quelle cene che gli organizzatori fanno di tutto per far sembrare sofisticatissime e che alla fine vengono fuori semplicemente grottesche. Colpa (o merito… a seconda dei casi) dei personaggi invitati.
Al mio tavolo, tanto per dire, erano presenti una professoressa di sociologia, un avvocato, un ex-prefetto. Questa cosa dell’ex prefetto andrebbe approfondita. Alle cene che pretendono di essere sofisticate, le persone snocciolano titoli anziché nomi. E dunque, se un tempo eri prefetto ed oggi non lo sei più, quella carica ti resta addosso, e la usi per presentarti neanche fossi un ex presidente della repubblica o un ex primo ministro.
In verità prima di sedere al tavolo ero stato ragguagliato sull’identità dei commensali, sui loro titoli, sull’inopportunità di certi discorsi, sull’opportunità di cenare in silenzio. Solo che poi, all’antipasto, la professoressa di sociologia – biasimando la mia scarsa loquacità – tira fuori dal cilindro la seguente domanda: cosa ne pensa (mi dà del lei la professoressa di sociologia) della globalizzazione del mercato del lavoro e della possibilità di ridiscutere, anche al ribasso, dei diritti che oggi crediamo essere intoccabili?
Lo giuro, eravamo all’antipasto e la domanda è stata esattamente questa.
Ad ogni modo, con grande senso di responsabilità, mi limito a dire che quel tipo di discussione non mi interessa e che il ridimensionamento delle tutele dei lavoratori è solo fumo negli occhi, non è quello il nocciolo della questione.
Ecco, mi sembra sufficiente, voglio dire, siamo solo all’antipasto. A questo punto, però, interviene l’ex prefetto, che è un uomo distinto e di bell’aspetto, una specie di Vittorio De Sica in Umberto D. Di fronte alla possibilità di perdere gli investimenti – se ne esce l’ex prefetto – bisogna che anche gli operai facciano i loro sacrifici.
Io, veramente, una frase più cogliona di questa, ma proprio, ma come si fa? Cioè anche a voler essere diplomatici, una tale assurdità, e poi con che leggerezza, l’ex prefetto…
Per forza che dopo vincono i Marchionne. Per forza che l’antipasto è un’abitudine che si va perdendo. Per forza che dopo uno rinuncia a fare tanti discorsi, a parlare, a confrontarsi. Cosa devo dirgli all’ex prefetto?
Che, intanto, il managerissimo ha superato l’ostacolo del contratto nazionale lasciando la new.co di Mirafiori e quella di Pomigliano fuori da Confindustria? Che la new.co di Mirafiori farà parte di una Federauto, una specie di nuovo settore con contratto diverso da quello nazionale dei metalmeccanici? Che la Marcegaglia subisce in silenzio? Anzi no. Qualcosa dice, ed è un disastro. La new.co di Mirafiori tra Fiat e Chrysler nasce fuori da Confindustria dice la Marcegaglia. Lavoriamo da oggi (usa la prima persona plurale perché pensa di parlare a nome di Confindustria, Fiat e Federmeccanica) per fare un contratto auto in linea con le esigenze di Fiat. Appena ci sarà, Fiat rientrerà in Confindustria. Notato nulla? Un contratto auto in linea con le esigenze della Fiat. Un contratto auto concluso senza che la FIOM ci metta bocca.
Ecco, mio caro ex prefetto. La questione è tutta qui. E non è neppure una novità. Com’è che diceva l’avvocatissimo? Ciò che va bene alla Fiat va bene all’Italia.
Ormai s’è capito, il modello Pomigliano non ha niente a che vedere con la produzione, l’assenteismo, gli scioperi, la necessità di garantire la piena operatività. Nulla di tutto questo. Il managerissimo, che faceva risultati quando il mercato andava bene e che, appena il mercato è in flessione, non sa dove sbattere la testa, il managerissimo Marchionne, per continuare ad essere il managerissimo, deve poter fare come gli pare.
Ora lui sarà anche una persona intelligente, come dicono in molti (pensiero che mi permetto di non condividere), ma certo non è uno che sa fare relazioni sindacali. Perché uno che sa fare relazioni sindacali non ci pensa neppure lontanamente a fare come gli pare. Perché uno che sa fare relazioni sindacali sa anche di non poter interpretare tutti i ruoli, indovinare tutte le esigenze, conoscere tutti gli umori, adottare tutti i punti di vista.
Non è questione di far sacrifici, signor ex prefetto. Non è nemmeno questione di derogare al contratto nazionale. Qui si tratta di fare a meno del contratto nazionale. Oppure di farne uno ex novo che vada bene alla FIAT.
Ma lei ce l’ha dei figli, signor ex prefetto? Sa cosa vuol dire? È come se suo figlio, che – diciamo – lavora in una banca, scoprisse da un giorno all’altro che la struttura in cui lavora è stata esternalizzata ad un’impresa che, mettiamo, applica un contratto diverso dal suo, mettiamo proprio il contratto metalmeccanico che il managerissimo, in preda ad un raptus onanistico, si è scritto, negoziato, corretto, firmato tutto da solo (nel caso specifico con FIM e UILM… ma non fa molta differenza). Ferie ridotte, salario ridotto, dinamica contrattuale legata esclusivamente ai risultati operativi. E mettiamo che suo figlio non sia d’accordo, beh, mi dispiace per lui, ma il contratto collettivo del credito, applicando il modello Pomigliano, è stato rinnovato senza prevedere alcuna tutela per le cosiddette aree contrattuali (lo dico per dire, naturalmente, non è stato ancora rinnovato, è solo per fare un esempio…) e quindi, se ad un certo punto l’azienda decide che è venuto il momento di esternalizzare per ragioni tecnico organizzative, non ci son cazzi. Suo figlio si ritrova a lavorare in banca con il contratto metalmeccanico. Punto. Le sembra un esempio assurdo? E perché? Scusi, ma chi glielo dice a lei che un contratto di marca datoriale non possa prevedere mostruosità di questo genere? Del resto cosa ha ispirato i discorsi di Marchionne degli ultimi mesi? No ha parlato solo di produttività, redditività, efficienza? E allora, caro ex prefetto, se questo è ciò che andrà bene al padronato, questo dovrà andar bene anche al lavoratore.
Fra l’altro la versione della Marcegaglia non convince del tutto. Marchionne, infatti, ha solo accennato alla possibile creazione di una Federauto, ossia di un nuovo settore industriale, quello col nuovo contratto… quello in linea con le esigenze di Fiat. Anche perché, caro ex prefetto, se ci pensa, in Italia c’è un solo costruttore di auto e quindi… magari – oltre l’indotto – decideranno di federare anche la Burago, chissà.
Comunque poi, il managerissimo, ha preannunciato che questa joint venture con Chrysler, se va avanti, non deve far parte di Confindustria”. Infatti oggi, dopo la firma di Fim, Uilm, Ugl e Fismic sul contratto da applicare alla new.co delle ex carrozzerie Mirafiori, la vita della povera Marcegaglia s’è fatta davvero dura. Fra un convegno e l’altro c’è poco da stare allegri.
Va bene. Marchionne guida il carro dei vincitori. La Marcegaglia, che non può saltarci sopra, prova almeno a restargli vicino. E il sindacato? Me lo dica, ex prefetto, e il sindacato? Cosa fa il sindacato? “Ogni schema va bene, basta che ci sia l’investimento e che le regole siano dentro le linee guida della riforma contrattuale”. Capito? Ogni schema va bene. Purché dentro le linee guida della “riforma contrattuale”. La riforma contrattuale sarebbe quella del 2009, quella che la FIOM non ha firmato. E questo è Bonanni.
Poi c’è Landini, che alla manifestazione operaia di ottobre ha parlato di contrattazione nazionale strutturata per compartimenti produttivi (industria, commercio, ecc.) anziché per categorie (metalmeccanici, chimici, tessili, ecc.), ha parlato di salario “di cittadinanza”, ha parlato della frammentazione contrattuale che divide – nella stessa fabbrica – lavoratori dipendenti, lavoratori di cooperativa in subappalto, ecc., ha parlato del voto imprescindibile della base dei lavoratori su qualsiasi contratto, sia esso nazionale o aziendale. Insomma, distanze siderali dal modello Pomigliano/Mirafiori.
E lei, ex prefetto, se ne esce con quella frase Di fronte alla possibilità di perdere gli investimenti bisogna che anche gli operai facciano i loro sacrifici. Cazzo, che analisi! Lo sa? Ha ragione sua moglie. Lei beve solo vino bianco. Il vino rosso la disturba, le blocca la digestione, la fa ruttare in continuazione. Simpatica sua moglie. Molto alla mano, molto poco sofisticata. Sa, signora, anche a me questi discorsi qui mi disturbano, mi bloccano la digestione, mi fanno ruttare in continuazione.
Ops! mi scusi. Colpa del vino.

[Mauro Orletti]

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