Sistema per le feste

In verità è molto semplice, sembra difficile perché tenere tutto a mente si fa fatica: legare, collegare, dedurre. Però, nel nostro piccolo, ci possiamo provare.

Mentre usciva la sentenza di primo grado sui pestaggi alla scuola Diaz di Genova i giornali erano inondati di articoli sulla crisi. Di analisi finanziaria vera e propria, poca roba. Semmai, storie di imbrogli e malversazioni, processi all’assenza di regole e trasparenza, drammi umani di banchieri e affaristi che volano dalle finestre, piani salva-economia, economie che non si salvano, capitalismo in crisi, borse a precipizio, interventi pubblici, nazionalizzazione di banche, deficit di potere d’acquisto, economia reale stagnante, eccesso di liquidità, investimenti di lungo periodo trasformati in speculazione a brevissimo termine, niente più azioni, obbligazioni, prestiti e interessi ma solo hedge funds, futures, options, derivati…

Provo a connettere. Cosa ci faceva tutta quella gente a Genova nel luglio del 2001? Cos’è che voleva, cosa chiedeva? Perché era lì a protestare? Uno dei punti del Genoa Social Forum batteva sulla necessità di “porre freni alla speculazione finanziaria che provoca gravi dissesti economici e sociali”. E gli 8 grandi (che per nessun motivo andavano disturbati) cosa dicevano di quella protesta? Cosa pianificavano? Si erano accorti della speculazione finanziaria?

Oggi, forse, abbiamo la possibilità di connettere, legare, dedurre, trarre delle conclusioni.

Novembre 2008. Dopo la sentenza di assoluzione di primo grado per i fatti avvenuti a Genova alla scuola Diaz, il dott. Zucca, uno dei pubblici ministeri che sostiene l’accusa, nota la contraddizione esistente fra lo smascherare le menzogne della polizia e l’emanare sentenze di assoluzione. Non capisce come si possa davvero credere che della gente firma un verbale falso (che parla di prove che non esistono) solo è perché convinta che il verbale, invece, sia vero.

Maggio 2010. Arrivano, in appello, le condanne per falso ai vertici della polizia.

francesco gratteri, capo della Divisione Anticrimine: 4 anni
gilberto caldarozzi, capo del Servizio Centrale Operativo: 3 anni e 8 mesi.
giovanni luperi, capo del Dipartimento Analisi del Servizio segreto civile interno: 4 anni.

Mi chiedo cosa ne pensano alfano e gasparri. Un anno e mezzo fa il primo dichiara che è stato pronunciato “un responso chiaro sull’accaduto”, il secondo che è stata confermata “la trasparenza e la credibilità dei vertici della polizia dello stato”.

Naturalmente adesso bisogna aspettare la sentenza di Cassazione. Io aspetto. Però alfano e gasparri non hanno mica aspettato, nel 2008. Responso chiaro! Trasparenza e credibilità dei vertici della polizia!

Comunque, per diritto o per rovescio, resta un fatto: individuare le responsabilità dei singoli permette di non generalizzare colpe che, per la loro natura, non vanno collettivizzate.

Bisogna aspettare. Intanto che aspettiamo gratteri e caldarozzi sono stati promossi e oggi – dopo la pronuncia di 2° grado – confermati al loro posto.

Aspettiamo. E intanto che aspettiamo qualcuno potrebbe dirci in che modo uscire dalla crisi, che – guarda caso – è diventata una crisi di sistema. Un sistema anonimo, irraggiungibile, incomprensibile. Un sistema colpevole che prende su di sé la colpe dei grandi finanzieri, grandi banchieri, grandi operatori, grandi della terra.

Ce lo dicano loro, i grandi della terra, come uscire dalla crisi.

E’ una domanda retorica. Ce lo hanno già detto. Non apertamente, ma ce lo hanno fatto capire a forza di conio di carta moneta, riduzione del tasso di sconto, crescita dei consumi, indebitamento crescente del privato cittadino. Ce lo hanno fatto capire: ridurre al massimo i cambiamenti del sistema. Possibilmente, non cambiarlo affatto, il sistema.

Aspettiamo. E intanto che aspettiamo ci sentiamo ripetere che il problema sta tutto nella deregulation. Mai uno che dica: la soluzione è nella regulation.

È molto semplice, sembra difficile perché tenere tutto a mente si fa fatica: legare, collegare, dedurre. Invece è semplice: il sistema è necessario e va tutelato. Le colpe ci sono e vanno collettivizzate. La risposta c’è e va digerita: tutto e tutti restano al loro posto.

Mauro Orletti

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