Discutere con lei

Varie cose. Jan Zabrana, ha scritto un libro bellissimo, cioè non è proprio un libro, è un diario che lui nemmeno avrebbe pubblicato, infatti non l’ha pubblicato. Solo che dopo è morto ed è uscito questo libro di 1100 pagine che, in realtà, non erano tutte quelle che lui aveva scritto. Dopo, in Italia, è uscito il libro bellissimo di cui stavo parlando, 153 pagine, che diventano 132 senza note e senza postfazione, pubblicato dalla Due Punti edizioni, e intitolato “Tutta una vita”, un libro bellissimo, anche se 1100 pagine sono diventate 132, al netto di note e postfazione, e quindi adesso chiunque potrebbe dire, non è tutta una vita è solo una parte. Eh, boh, forse. Ma, se anche fosse solo una parte e non tutta, (leggendo, invece, sembra proprio tutta una vita, ma ci torno dopo), se anche fosse solo una parte… resta un libro bellissimo.
In che senso un libro bellissimo.
In questo senso: se Jan Zabrana avesse avuto modo di conoscermi mi avrebbe sinceramente disprezzato.
E beh, non si può piacere a tutti.
Questa è la cosa più importante, fra le varie, la più importante, Jan Zabrana, non dimenticatelo. “Tutta una vita”, una vita di resistenza, fisica, morale, intellettuale. Tutta una vita. Anche se magari l’edizione italiana ne contiene solo una parte. Tutta comunque. E tutta spesa a resistere al regime comunista, ma soprattutto alla meschina crudeltà dei figli del regime, ma ancor di più all’indifferenza delle persone alle atrocità del regime, ma in fin dei conti tutta spesa a resistere a quelli che scrivono articoli, fanno distinguo, usano i però, ma, forse, comunque e, alla fine, i dopotutto. Dopotutto anche il regime comunista.
Eh no, miei cari (questo non sono io, è Zabrana). (Io sono quello che scrive gli articoli. Io sono quello che Dubcek). Eh no, mio caro.
“Neppure per un secondo ho considerato uno come Dubcek o uno come Smorkovsky più vicini di Novotny o Hendrych, neppure per un secondo ho sentito che potesse legarci la benché minima lealtà”.
Quindi, se c’è da condannare bisogna condannare, senza fare distinguo, senza i dopotutto, senza pensare che invece, se avessero l’avessero lasciato fare… quel poverino dal volto umano… che già aveva cominciato a fare. E questo è un fatto.
Invece no, cosa voleva fare? C’erano i russi. Dal 1948, altroché! C’erano i russi mentre i genitori di Zabrana , insegnanti di liceo, venivano licenziati, privati del diritto di voto, arrestati, condannati a 10 e 18 anni di carcere duro. Era a questi che Dubcek voleva regalare un volto umano? E con che diritto?
Niente, se c’è da condannare bisogna condannare. Bisogna essere onesti, coraggiosi, intransigenti: “Sono andato in Russia tre volte, e ogni volta mi hanno rubato il berretto. (No: la terza volta era un cappello). La cosa non mette i russi in una buona luce. Dannazione! Avanzano verso il comunismo a passi da gigante, ma il desiderio dei berretti degli altri è ancora forte.”
Che c’entra il berretto? dirà qualcuno. Non vorrete mica mettere in conto anche quello? Invece sì, anche il berretto. Perché se uno si dimentica del berretto poi arrivano i dopotutto. Capito? Intransigenti. Pure il berretto. Non bisogna fare sconti.
“Dopo vent’anni perfino la merda diventa leggendaria. Perfino la merda.”
Quindi, niente sconti. Hanno mai fatto sconti, loro? Niente, via così. I carri armati, la censura, gli omicidi, il carcere, i berretti. Anche i berretti. Sì sì anche loro. Ne dobbiamo parlare? Di cosa bisognerebbe parlare? C’è poco da parlare.
“Discutere con lei? Eccomi qua. Per prima cosa impari a parlare”.
No, non è possibile. Intransigenti, ecco cosa. Che si lamentino! Che protestino! Che scrivano articoli pieni di dopotutto. Lamentiamoci! Protestiamo! Scriviamo altri articoli! Avanti, forza! Voglio proprio vedere. Quando saremo rimasti senza inchiostro, senza carta, quando ci avranno privato di ogni spazio di espressione, ammesso che abbiamo ancora delle idee, voglio proprio vedere se ci accontenteremo di un francobollo, dello spazio di un dopotutto

Mauro Orletti

[Jan Zabrana, Tutta una vita, :due punti edizioni 2009]

Lascia un commento