“Bella,
che ci importa del mondo
verremo perdonati te lo dico io
da un bacio sulla bocca un giorno o l'altro.” (I.F.)
Go Go Tales è fuori concorso a Cannes.
Non ho mai capito questa faccenda dei fuori concorso… magari un giorno qualcuno me la spiegherà!
Go Go Tales sembra sia un film di un certo Abel Ferrara che gioca a fare il sexy-copycat di Altman; almeno questo sostiene la critica, una certa critica. Nei film ci sono i personaggi e ad interpretarli un curioso tipo di individui che si raggruppano nell’insieme “attori”.
Asia A. appartiene a questa categoria, entrata nel business o, meglio, nello show-biz con il viatico paterno, tale Dario A.
Asia, per il regista di Go Go Tales, cambia il nome in Monroe. Ma non lavora in un’officina dove revisionano gli ammortizzatori, Monroe fa la ballerina in un Night Club di quelli di medio-basso livello, dove finisce anche che non ti pagano se la serata è andata male.
Non essendo in giuria a Cannes (impegni personali me lo hanno impedito…) non ho visto il film ma ho letto che Asia A., anche quando prova a cambiar nome, continua a divertirsi con il suo fare provocatorio. Se Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa, mi chiedo quale sia l’alito fetido più di ogni altro…
Asia A., infatti, ad un certo punto delle riprese, ha pensato bene di prodigarsi in un appassionato french-kiss con il rottweiler che aveva accanto. L’espressione del cane, a dire il vero, sembra un po’ perplessa. Non meno della mia quando ho visto, sul web, la foto che li ritrae in un atteggiamento così romantico.
Eppure non ha evocato sensazioni spiacevoli, forse perchè Asia A. può permettersi di fare questo ed altro e fartelo sembrar naturale. Come diceva il maestro Hugo Pratt “Si dice che Borges abbia insegnato a raccontare bugie come fossero verità, io da lui ho imparato a raccontare verità come fossero bugie”.
Cosa volesse raccontare alla cinepresa Asia A. in quel momento non lo so e forse, davanti a quella scena, passa anche in secondo piano. Sicuramente non se l’è chiesto quel bell’esemplare di rottweiler che, tra un guizzo e l’altro della lingua di Asia, le avrà sussurrato:
“Bella, che ci importa del mondo…” (I.F.)
