Mal date, ma ben ricevute!

Il giorno dell’arresto di Pascoli si conclude il processo contro un gruppo di internazionalisti, fermati durante una manifestazione in favore di un cuoco napoletano, Giovanni Passannante, che aveva cercato di pugnalare il re Umberto I a Napoli. Alla protesta contro il processo agli internazionalisti partecipa anche Zvanì, che è fra i più esagitati. Viene infatti fermato dai carabinieri per grida sediziose e oltraggio. L’accusa è di aver urlato:
– Viva la Comune, viva l’internazionale, viva i malfattori, avanti vigliacchi sgherri!
Torna quella parola, malfattori, usata da Costa e diventata per anarchici, socialisti e internazionalisti una specie di titolo d’onore. Il verbale d’arresto scritto dai Reali Carabinieri registra che: «Al Pascoli si rinvenne la somma di £ 20, composta di un biglietto della banca consorziale, una poesia in dialetto bolognese ed una lettera privata scrittagli da Susa». Sarebbe bello poter risolvere un piccolo mistero: di chi è la poesia in dialetto bolognese? Di Zvanì? Giovannino parla il dialetto, – ad dialèt a m’intend neca me – dice lui,
però non risulta che abbia scritto poesie in bolognese. O magari si tratta di dialetto romagnolo ma i Reali Carabinieri lo confondono con quello bolognese. Forse è la famigerata Ode a Passanante che, a quanto riferisce Gian Battista Lolli, suo amico internazionalista, Pascoli improvvisa al termine di una scazzottata fra internazionalisti e monarchici a Bologna.
– Mal date, ma ben ricevute! – commenta il giovane poeta. E poi recita l’Ode a Passannante che si conclude così: «Colla berretta di un cuoco faremo una bandiera». Dopodiché, a sentire Lolli, la straccia.

[Mauro Orletti, Però ci siamo divertiti, Exòrma 2025]

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