(mi) scusi (non) riflettere

Antonio Debenedetti, figlio di Giacomo, fu mandato da bambino a fare i compiti a casa di Giorgio Caproni. Il bambino a casa sentiva contunamente parlare di libri belli e libri brutti. Allora chiese a Caproni: come si fa a capire se un libro è bello? Caproni ci pensò un attimo e gli disse: guarda, tu prendi un libro, leggi la prima parola poi vai all’ultima pagina e leggi l’ultima. Se le due parole stanno bene insieme, il libro è bello, se no è brutto.

[Alfonso Berardinelli, dall’intervista (mi) scusi (non) riflettere, di Fabio Donalisio e Paolo Morelli, Champ Libre – collateral / blow up]

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