Una domenica a corte

E se si trasformassero in spermatozoi le cellule staminali di donatrici donne? Probabilmente non ci sarebbe più bisogno degli uomini per fare figli. Sembra questa una strada molto “fertile” delle ricerche di laboratorio degli ultimi anni. Una domenica a corte di Re Travicello, di Maurizio Antonetti, pur essendo già apparso nel 1997 sul n. 18 di Futuro Europa (storica rivista italiana di fantascienza), non ha perso niente della sua attualità. Anzi, fedele al ruolo della fantascienza come letteratura di anticipazione, porta alle estreme conseguenze i dati di partenza, immaginando un mondo in cui i rapporti di forza tra il genere maschile e quello femminile si sono completamente ribaltati . E’ una storia tutta al femminile, ambientata su una Terra ormai abitata soltanto da donne, da quelle donne che hanno dato vita alla Rivoluzione Sessuale che ha spodestato il Maschio, ormai ridotto a presenza onorifica relegata, non a caso, nella reggia di Versailles, teatro di un’altra celeberrima, epocale Rivoluzione. Ormai non ci sono che le gite scolastiche dei licei femminili ad animare e infastidire la vita monotona dell’ultimo Maschio vivente sulla Terra, celebrato pezzo da museo che si mostra in tutta la sua virile, didattica, sconvolta e tutt’altro che sconvolgente nudità. Un ritratto ironico della perenne lotta tra i sessi, un romanzo leggero e arguto, un protagonista che, come un Buzzanca del futuro, riesce a escogitare una via di fuga dalla sua prigione dorata. Ma il colpo di scena finale mette in dubbio definitivamente la sua presunta virilità. Le immagini che arricchiscono il libro sono di Jessica Lagatta, giovane disegnatrice che ha saputo mischiare, in un unico tratto, visioni vagamente tecnologiche con echi africani e suggestioni passatiste art déco.

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