Materia secca

Mattatoio n° 5 di Kurt Vonnegut è uno di quei libri che non importa come va a finire. Il finale del libro, non a caso, è arretrato. Vonnegut lo svela già nel primo capitolo.
E’ anche un libro sulla guerra, forse contro la guerra, ma è come se ciò non fosse importante, come se uno se ne potesse dimenticare.
La struttura narrativa è questa: un idiota, a causa della sua idiozia, cozza continuamente contro un mondo che reagisce di conseguenza.
La circolarità del tempo è uno dei possibili piani di lettura del libro. C’è il tempo della narrazione, quello all’interno del quale vivono i personaggi, e poi c’è il tempo percepito da autore, protagonista e lettore. Il movimento temporale di Mattatoio n° 5 è circolare.

Nel 1924 Heidegger spiega ai teologi di Marburgo che l’uomo è un privilegiato: può pensare al proprio essere in rapporto con il tempo (passato, presente e futuro) e perciò può considerare le possibilità dell’essere. Però, se non è disposto a verificarne le implicazioni pratiche l’uomo non è mica un privilegiato, è uno sfigato. Quindi, per essere chiari, quando pensa se stesso in rapporto al tempo l’uomo deve farlo calandosi nel mondo, cioè mettendosi in rapporto con le altre cose, prendendosi cura di loro. La “cura”, che è un atteggiamento opposto rispetto alla teoria, si realizza se l’uomo si sente situato ed in grado di comprendere. In questo caso sarà disposto ad aprirsi al mondo, a prendersi cura delle cose. Il luogo sacro in cui si propizia l’apertura è la storia. Dalla Fiction alla Faction.

La storia, però, fa pensare ad una serie di fatti cronologicamente ordinati su una linea retta. E qui torna in gioco il concetto di tempo, la realtà descritta come assoluto impenetrabile, non relativo, non relativizzabile, ecc… in cui domina l’idea del tempo meccanicistico, oggettivato.
Però l’uomo fa esperienza interiore del tempo e della sua non misurabilità. Non c’è passato, presente e futuro. C’è un vettore, diciamo, che anziché dirigersi verso qualcosa, anziché prendere una direzione, ritorna costantemente verso l’individuo. In Proust l’esperienza del tempo interiore è il nodo centrale dell’intera Ricerca. Il passato è ciò che permette a Marcel di fare la seguente scoperta: di essere sempre presente anche nel passato. Il flusso della vita porta verso direzione imprevedibili. L’imprevedibilità è quella che Bergson battezza “evoluzione creatrice”. C’è uno scarto madornale rispetto al concetto ottocentesco di evoluzione. L’evoluzione darwiniana, ad esempio, è priva di irregolarità. La storia di Billy Pilgrim, il protagonista di Mattatoio n° 5, si compone invece di fatti non cronologicamente ordinati. Billy vive un tempo biologico non misurabile. Non ci sono né passato, né presente, né futuro. Almeno non su una linea retta. Nel tempo vissuto da Billy non è prevista evoluzione. Al limite, un’evoluzione creatrice… in cui lo sforzo creativo rifiuta di traghettare nel dopo lo slancio creativo del prima.

In questo senso la storia ha una sua razionalità. Solo che questa è sempre di là da venire. E si torna alla possibilità. Al non-essere ancora. Alla necessità di calarsi nel mondo ponendosi in rapporto con le cose. Prendendosi cura di loro. Faction?

Benjamin e Bloch si interessano al romanzo anche nel suo significato di narrazione in cui l’individuo è isolato, il suo rapporto con gli avvenimenti storici accidentale, il singolo privo di rapporti con l’esperienza collettiva, l’io narrante del tutto impoverito (incapace di interloquire con la storia narrata e, se necessario, di giudicarla). Benjamin definisce il romanzo “materia secca”. La materia della narrazione, a suo dire, è un altro paio di maniche. Cioè il risultato della concatenazione tra i vissuti più diversi.
Insomma, il romanzo in chiave classica è un modo maldestro di dare senso a un singolo evento. La narrazione, al contrario, è un luogo in cui devono poter esistere modalità di tempo e spazio radicalmente diverse. Il tempo deve poter essere accelerato o rallentato, addirittura invertito. Anche lo spazio deve poter essere allontanato o ravvicinato. Perché solo in questo modo si ricostruisce la lenta sovrapposizione degli strati sottili di cui è fatta la storia. La realtà non ha un significato immediato. Il senso della realtà è contenuto in una serie di tracce, indizi, dettagli. E di questi bisogna prendersi cura.
Mattatoio n° 5 è disseminato di tracce, rimandi, coincidenze, ancitipazioni… leggere Vonnegut, in un certo senso, vuol dire prendersi cura delle cose.

Mauro Orletti

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