Prove di copertina #2

Ho letto L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg. Un bellissimo libro. Vorrei parlare adesso della sua copertina. Sulla copertina si vedono dodici mosche, in realtà se ne vedono sei per intero, e altre sei si vedono solo in parte. Otto di queste dodici mosche sono ripetute nella quarta di copertina, dove sta anche scritto, sotto le otto mosche: «Tutti nell’intimo siamo collezionisti di mosche, anche se non ce ne siamo mai accorti».
L’immagine della copertina si intitola Insetti ed è un disegno di Henry Walter Bates. Bates era un famoso entomologo, conosciuto soprattutto per i suoi studi su un certo tipo di mimetismo animale, che poi ha preso il suo nome. Il mimetismo Batesiano si verifica quando una specie animale di per sé innocua, ha l’aspetto di un’altra specie che invece è velenosa o comunque dannosa ai predatori. Sfruttando questo tipo di mimetismo, una specie aumenta le probabilità di sopravvivenza a attacchi di predatori che ovviamente tendono a evitarla. Bates è famoso soprattutto per i suoi studi sulle farfalle dell’America Latina. Farfalle? Ma non erano mosche, quelle della copertina? Guardando meglio la copertina, quegli insetti hanno quattro ali. Le mosche invece ne hanno due. Dice Fredrik Sjöberg a pagina 18, parlando dei Sìrfidi, la famiglia di mosche di cui si occupa lui: «A volte non sembrano neanche mosche. Alcuni assomigliano alle vespe, altri alle api (…) Solo l’esperto non si lascia ingannare: non siamo in molti, ma viviamo a lungo (…) Eppure le differenze sono grandi (…) Per esempio le vespe e i bombi, come tutti gli imenotteri, hanno quattro ali, mentre le mosche ne hanno solo due. Elementare». Ma gli insetti della copertina? Non saranno mica imenotteri, che hanno quattro ali come dice Fredrik Sjöberg? Oppure farfalle, visto che li ha disegnati Bates?
Dopo molto cercare, ho trovato i disegni originali di Bates. Sono nell’archivio della sua corrispondenza con Wallace, quello che aveva posto le basi per i principi dell’evoluzione, indipendentemente da Darwin. A pagina 268 dei suoi diari dei viaggi in Amazzonia del 1851-1859, ci sono i disegni della copertina di L’arte di collezionare mosche. A pagina 269, Bates aveva annotato la specie numero 9, la seconda in alto a sinistra nella copertina, come Macrocneme. Faccio un altro po’ di ricerca, viene fuori che Macrocneme è un genere della famiglia delle Erebidae, dell’ordine dei Lepidotteri, che comprende farfalle e falene. Le falene non sono solo notturne, ce ne sono anche di diurne, specie in Amazzonia, e le Macrocneme sono proprio falene diurne. Me lo ha confermato anche Fredrik Sjöberg, in risposta a un mio messaggio. Mi ha detto che questa copertina è anche quella dell’edizione tedesca del 2008. L’editore sapeva che erano falene, ma non era riuscito a trovare niente di così bello, con le mosche. E a me non m’importava, mi ha detto Sjöberg.
Per capire quale sarebbe l’ordine di grandezza delle differenze tra mosche e falene, bisogna prendere in considerazione come funziona l’organizzazione tassonomica degli animali. Fa così, dal generale al particolare: Tipo, Classe, Ordine, Famiglia, Genere, Specie. È un po’ come dare l’indirizzo di una persona partendo dal pianeta, poi il continente, il paese, la regione, la provincia, la città, la via, e infine il numero. I tassonomi ogni tanto si divertono a complicare le cose per cui esistono anche infraclassi, sottoclassi, sottordini eccetera, e ogni tanto quello che era considerato una classe, diventa una sottoclasse e via dicendo. Comunque, stando alla tassonomia più recente della classe degli insetti, i Sìrfidi, gli insetti di cui si occupa Fredrik Sjöberg nel suo libro, sono una famiglia (Syrphydae) appartenente all’ordine dei ditteri, proprio come le mosche domestiche. Gli insetti della copertina, invece, come il Macrocneme che è il numero 9, sono della famiglia Erebidae, appartenente all’ordine dei lepidotteri. Sempre insetti, sono. Si potrebbe dire che L’arte di collezionare mosche, che sono insetti, è rappresentata in copertina da falene, che sono comunque insetti. E si potrebbe anche aggiungere che queste falene sono riuscite nel loro intento Batesiano di farsi prendere per mosche, in questa copertina. Ma a cosa corrisponde la rappresentazione di un libro sulle mosche tramite dei disegni di falene, in copertina? Per capirlo fino in fondo, bisogna invertire un po’ i termini. Qui ci sono tre elementi: l’uomo che scrive di mosche e le rappresenta in copertina con delle falene. Mettiamo ora che siano le mosche a scrivere dell’uomo. Per fare a pari con la copertina di L’arte di collezionare mosche, una mosca che scrivesse di noi dovrebbe mettere in copertina una specie che appartenga sì alla nostra stessa classe, cioè i Mammiferi, ma che sia però di un ordine diverso, proprio come lo sono le mosche rispetto alle falene. Per esempio, quindi, una mosca potrebbe scrivere un libro sull’arte di punzecchiare gli uomini, e metterci in copertina dei pipistrelli. Come nella prova di copertina in alto a destra, con su fotografie di animali dell’ordine dei Chirotteri, Famiglia Pteropodidae; Genere Pteropus; Specie scapulatus (N°1), poliocephalus (N°2), rufus (N°3), conspicillatus (N°4), ornatus (N°5), lylei (N°6), voeltzkowi (N°7), vampyrus (N°8).

Paolo Pergola

[Fredrik Sjöberg, L’arte di collezionare mosche, Iperborea 2015]

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